di Ponzio Pilato –
È protocollata, l’ultima lettera di Mario ai Corinzi. Pardon: ai calabresi. Un oggetto nobile: “Sotto il segno della cultura. Ringraziamenti istituzionali”. Una firma in calce a quell’assessorato alla Cultura della Regione Calabria che tanto ha fatto muovere Caligiuri su e giù per l’Italia, ma anche oltre i confini nazionali. E parole forti, a chiosa di “questi anni difficili ma colmi di prospettive”.
Un giorno di silenzio e di riflessione, oggi: ai calabresi vengono date 24 ore per meditare prima di recarsi, domani, alle urne.
Quando si dice calabresi si dice tutti. Giornalisti compresi. Le ultime note politiche sono arrivate in redazione allo scadere della mezzanotte. E il buon Mario Caligiuri, che ben conosce le regole, ha diramato il suo addio a mezzo stampa nella tarda mattinata di ieri. Tra assessori uscenti e assessori in pectore, passando per chi è entrato in conclave papa e ora si accontenterebbe anche di un posto da chierichetto, qualche analisi su questi quattro anni di Kultura verrebbe da farla anche a me. Partendo dalla fine, che è stata anche l’inizio, e che potrebbe intitolarsi “pillole di Sgarbi quotidiani”. L’incazzusu Vittorio dal ciuffo ribelle, lo ricorderete un po’ tutti, si è affacciato molti anni fa alle porte dei nostri bei palazzi. Lo ricorda anche Mario, quando scrive che “mai come adesso si sia parlato di cultura nella nostra regione, con risultati significativi, in una Regione che può contare su un patrimonio culturale tra i più ricchi d’Italia”. E parlare se ne è parlato, come no. Mi vengono in mente, chissà perché, i bronzi di Riace, così amati e odiati dallo Sgarbi nazionale, o i Mattia Preti che hanno sfilato in ogni lago e in ogni luogo, compresa la Reggia di Venaria Reale, per finire in splendide monografie andate a ruba. O le tante ricchezze come i parchi archeologici di Monasterace e Sibari, sopravvissuti per secoli – che dico: millenni – ed ora a rischio continuo in una lotta impari con l’acqua – un po’ come in tutta Italia, ci mancherebbe: è colpa del clima che è cambiato, mica vorrete dire che un po’ meno incuria e lungimiranza avrebbero potuto salvare vite o reperti. Mi vengono in mente con foto che hanno girato il web e hanno fatto girare altro – molto più tondo, in realtà. E non servono commenti, purtroppo: ci sono cose che si commentano da sole. Come l’ultimo brutto capitolo che ha fatto girare proprio ciò che Sgarbi ha aggettivato per appellarci. Ma si archivia anche quello, ci mancherebbe.
“I risultati, confermati da dati e analisi di enti nazionali e internazionali, dimostrano che la direzione può essere quella giusta”. Lo scrive sempre Mario Caligiuri. E via con gli atout, sciorinando uno dopo l’altro i dati raccolti da BANCA D’ITALIA (“brillano le luci dell’export agroalimentare e della cultura, che contribuisce alla ricchezza della regione per il 15%”), INVALSI (“dal 2009 al 2013 gli studenti calabresi hanno ridotto le distanze nelle competenze scolastiche allineandosi sostanzialmente a quelle del resto d’Italia” – e quindi era vero, prima del 2009, che i nostri diplomi valevano niente?), UNIONCAMERE (“le aziende direttamente impegnate nel settore culturale adesso sono 29.000, determinando un miliardo di PIL nella regione”), ISTAT (“la Calabria non è più l’ultima regione d’Italia nella lettura di libri e giornali”), CENSIS (“siamo la terza regione d’Italia nella consultazione dei libri elettronici”), INFOCAMERE (“Calabria la prima regione d’Italia che ha avuto nel 2013 il maggior incremento di imprese innovative”), UNESCO (“ha riconosciuto il primo bene culturale dell’umanità in Calabria: la manifestazione della “Varia” di Palmi”). Ripeto. Ci sono cose che si commentano da sole. Soprattutto in giorni di riflessione e di silenzio come questo. Ma datela un’occhiata ai dettagli dei risultati raggiunti pubblicati sul sito istituzionale aperto per dare maggiore visibilità all’assessorato. Vale la pena.
Domani andremo a votare tutti molto più sereni: sappiamo, perché Mario Caligiuri ha avuto la bontà di mettercelo per scritto, che “nella prossima programmazione europea sono state previste strategie per irrobustire il lavoro compiuto in tutto il settore”. E come lui, anche noi ci auguriamo “che i beneficiari riescano a utilizzare in modo produttivo i finanziamenti ottenuti e che la cultura possa avere un ruolo sempre più centrale per il bene dei calabresi”.
Ci mancherà, Mario. Ci mancheranno i tanti Soloni della Kultura che hanno avuto la bontà di guardare alla nostra regione e alle sue riserve – chiamiamole culturali, che è meglio. E ci uniamo a lui nell’augurare “tanti giorni sereni, nella luce”. E luce sia. Speriamo.