Natale è un intreccio di abbracci bianchi

di Paola Bottero –  

Natale non è un giorno o una stagione, ma uno stato d’animo. Lo disse John Calvin Coolidge, trentesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, poco meno di un secolo fa. Ogni anno – sempre prima, in realtà: la crisi incalza, la corsa ai bisogni del regalo dell’ultimora deve iniziare prima di dicembre – è la solita storia. Alberi, luci, pacchi dono, musiche, clima. Tutto a tema.

Ods 46 07Che Natale non mi sia mai piaciuto, neppure nell’attesa bimba sotto l’albero, lo sa chiunque mi conosca. Che undici anni fa io abbia capito il perché, anche. Eppure lo spirito natalizio aleggia ovunque. Puntuale come ogni 25 dicembre.
Non ho cambiato idea su ciò che questa pausa festiva significhi per me. Ma sto rivedendo le mie posizioni sulla valenza collettiva di un appuntamento ormai prossimo. È successo ieri sera, nell’androne di Palazzo San Giorgio a Reggio Calabria, dove Angela Pellicanò, Ninni Donato, Maria Rosa Russo – che non smetterò mai di ringraziare – e tutti gli attori del progetto un Natale Comune hanno atteso il sindaco Giuseppe Falcomatà per il taglio del nastro. Rigorosamente rosso, com’era ovvio.

È presto per fare bilanci o per discernere le parate dei sentimenti dai sentimenti reali, le parole dette ai microfoni da quelle sentite veramente. E non è il momento, comunque. Oggi posso solo suggerire ai tanti di voi che saranno in corso sul Corso per l’ultimo pacchettino da inserire sotto l’albero di fermarvi un attimo davanti al Cilea. Di entrare in punta di piedi su quell’erba vera – in questo orwelliano mondo dell’inganno universale è così bello vedere e sentire qualcosa di vero –, adottarne uno o più metri quadrati, farsi accarezzare dai palloncini bianchi, raggiungere l’albero intrecciato di stracci e di trine preziose. Soffermarsi sugli intrecci e sui nodi che sono un abbraccio multiplo, collettivo, comune. E infine entrare, in quell’albero di due metri di diametro e quattro di altezza, per scoprire che una superficie di cinque metri e mezzo di intrecci può racchiudere un mondo infinito.

Ods 46 03Geniale l’idea di creare la galleria più piccola del mondo.
Da vertigine la sensazione che non esistano spazi, là dentro, in quel vortice di nodi in cui sono state inserite le prime opere d’arte – ogni due giorni ci saranno cambi e nuove opere: conviene tornare e tornare, per non perdersi la bellezza.
Poi si esce. Si guarda verso il mare. Arrivano suoni. E sul soffitto compare un’altra opera d’arte nell’arte che ha avvolto la galleria. Una corsa contro il tempo che annulla il tempo. Dopo il superamento degli spazi, ecco la citazione del gigante della cinematografia, quel Fritz Lang che ha disegnato, ancor prima del mio amato Orwell, una Metropolis regno del lusso e del benessere, destinata a collassare. Ci sono le sue allucinazioni e le paure del giovane Freder, in quegli ingranaggi in moto continuo, che si rincorrono senza toccarsi mai. Urlano dall’alto, quasi ad ammonire e indicare che la direzione dello sguardo è essenziale per non commettere ancora gli stessi errori. E l’erba ne assorbe le luci, ne addolcisce la crudezza. Perché può resistere. Perché può esistere, oltre ciò che già è stato detto e scritto.

Non so cosa sia per me il Natale. Ma se dovessi raccontarlo a qualcuno, se dovessi chiudere gli occhi e augurare alle tante persone a cui voglio bene di trovare una dimensione giusta di queste feste, mi vedrei scorrere davanti le immagini della galleria in movimento. Un vero abbraccio, finalmente.
E chi ama, chi ama Reggio e una vita comune, sa quanto abbiamo tutti bisogno di un abbraccio vero. Collettivo. Luminoso. E bianco.

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