Siamo cosentini e amiamo cantare: siamo Rossoblues. Il 29 maggio a Rovito

di Angela Potente — 

Locandina_RossobluesVenerdì 29 maggio al Teatro comunale di Rovito, nel cosentino, alle ore 21 prenderà vita uno spettacolo decisamente da non perdere: Rossoblues. Canto blues di cosentini erranti.
Antonello Anzani, cantautore (e mille altre cose, tante da non poterle enumerare tutte) e Pasquale Anselmo, attore e voce storica del caro Nicolas Cage (e di mille altri volti del cinema e della televisione) ci condurranno in un viaggio funanbolico tra note blues e parole.

Potrei raccontarvelo in anteprima ma preferisco invece dare spazio proprio ai due protagonisti e farvelo descrivere da loro.

Com’è nata l’idea di questo spettacolo/concerto?

Antonello: Dalla curiosità e dalla voglia di trovarci insieme su un palco. Abbiamo un pezzo di vita in comune, amici, ricordi, ma mai qualcosa fatta insieme. Una sera Pasquale, dopo il suo recital di letture dello scorso anno, mi disse: mi andrebbe di rifarlo, ma con una chiave blues e di farlo con te nelle vesti di musicista. Poi la cosa è decantato per qualche mese e con il nuovo anno ne abbiamo riparlato. L’idea appariva ancora buona ed ha cominciato a prendere forma.

Pasquale: Nasce dal fatto che entrambi abbiamo una specie di appuntamento , a maggio , con la città . Che vuol dire con gli amici , gli addetti ai lavori, le donne e gli uomini di buona volontà . Nasce altresì dalla voglia di esibirsi insieme e con alcuni amici e di godere appieno delle emozioni che ci da il teatro.

Perché chiamarlo Rossoblues?

Antonello: L’intuizione del titolo è di Pasquale ed io l’ho sposata in pieno. Voleva e vuole essere un omaggio alla nostra cosentinità. Il gioco di parole contiene innanzitutto la rivendicazione delle nostre radici e la memoria la cui assenza, a prescindere dal luogo fisico, penso sia origine dello smarrimento che caratterizza questi tempi. Innestarvi la parola “blues” è venuto naturale perché il blues è molto più di un genere o modulo musicale, è una scelta, un modello di vita, molto mediterraneo, molto del sud del mondo. Non triste, non rassegnato, ma di una lucida e cinica malinconia.

Pasquale: Perché ci piaceva la parola, il suono. Inutile nascondere l’assonanza con i colori della squadra cittadina , però in quel caso, la grafica sarebbe stata questa “RossoBlùes”. A parte gli scherzi, nello spettacolo il calcio non è protagonista, è citato. E poi , siamo per un mondo a colori , anche se Antonello e io abbiamo i ricordi in bianco e nero.

La scelta di presentare autori solo cosentini da cosa è stata dettata?

Antonello: Il fatto di usare delle canzoni in blues scritte da me e il titolo stesso ha fatto aprire un varco all’idea. Qualche brano che conoscevamo è entrato nel materiale di base e poi è venuta l’idea di chiedere ad amici di cui conoscevamo la capacità di scrittura di cimentarsi sul tema.

Pasquale: È un’idea soprattutto di Antonello ed è nata strada facendo . Abbiamo commissionato delle impressioni , degli appunti , dei momenti di vita ad alcuni amici che ci piacevano molto. Abbiamo ricordato 4 amici che non ci sono più, attraverso i loro testi e con una canzone di Antonello (su Denis Bergamini). Devo dire che siamo soddisfatti dell’energia profusa.

Questa proficua collaborazione tra voi porterà ad altri spettacoli?

Antonello :Spero innanzi tutto che si possa rifare questo in altre situazioni ed anche per un pubblico non cosentino. Se in futuro ci saranno altre occasioni di collaborazione: penso proprio di sì e lo spero. Lavorare insieme, almeno per me , è stato faticoso ma entusiasmante. Abbiamo scoperto un accordo, forse, inatteso. Abbiamo avuto minime divergenze che si sono appianate con facilità. Altri spettacoli simili, non lo so, si vedrà.

Pasquale: Lo spero . Il doppiaggio ormai mi assorbe moltissimo e riuscire a scappare è un’impresa. Magari farò il fiancheggiatore (termine caro agli anni ‘70).

Il filo rosso che lega tutto lo spettacolo è il viaggio. Lo avete scelto perché in fondo siamo tutti viaggiatori?

Antonello: Il viaggio è la costante della mia vita. Sono irrequieto per natura quindi sono portato sia al viaggio, quello di tutti, per andare nei posti, si quello racchiuso nei pensieri e nei sogni di ognuno. Quel viaggio senza meta dai più detto vita. Giusto per non essere didascalici e banali. Entrambi per seguire sogni e speranza siamo partiti verso altre destinazioni, come milioni di persone. Questo non vuol dire che non si possano sentire forti i legami con le origini ed amare quella parte viva e vitale di quella che non esito a chiamare “la mia gente”.

Pasquale: Sì. Ma oggi, il viaggio non è più avventuroso come per la Beat Generation. È più un viaggio fra le miserie, le discriminazioni, le debolezze, fra gli errori che ci accomunano.

Il sottotitolo recita: Canto blues di cosentini erranti. L’ambivalenza del termine “erranti” è perfettamente voluta. Perché?

Antonello: Richiamo di leopardiana memoria, erranti perché soprattutto noi ci sentiamo tali. Siamo cosentini del mondo, e nel mondo andiamo errando. Ma è questo errare, in entrambe le accezioni, che ha fatto di noi ciò che siamo. Come si dice: chi non fa non sbaglia, e noi preferiamo lo sbagliare al non fare e con questo continuare il nostro viaggio.

Pasquale: Proprio per questo. Viaggiamo sbagliando . Ne siamo però consapevoli con beffarda ironia .Non ci prendiamo troppo sul serio, ma ci assumiamo le nostre responsabilità. Siamo in continuo movimento per cercare di sbagliare il meno possibile.

Il blues è LA musica dell’anima, possiamo affermare che questo spettacolo è anche un viaggio nell’anima di chi gli ha dato vita?

Antonello: Spero non soltanto, per quel che mi riguarda sarebbe un viaggio molto corto. Considero il groove, quell’andamento dondolante proprio del blues accelerando il quale ottieni le forme diverse di questa musica, come il ritmo con cui si muove il mondo e l’umanità. Quando s’interrompe finisce l’armonia, finisce la ritmicità e nasce il conflitto. Il blues non è per la pace, è pace. Il blues non è per l’anima, è l’anima. Suonare il blues è più che fare musica, è prendere se stessi, la propria storia, il proprio essere e sbatterlo sulle corde di una chitarra, fra le lamelle di un’armonica o attraverso le particolarità di qualunque strumento tu voglia utilizzare. I blues non sono una tecnica musicale, sono la musica stessa. Questo è il viaggio che invitiamo a fare.

Pasquale: Sicuramente. Fino a un certo punto però. Dipenderà dal pubblico e dalla sua capacità di restituire le emozioni. Al di là di tutto,voglio tenermi quella percentuale di privacy che non ho mai condiviso con nessuno. Insomma, venite a vederci e poi ne parliamo.

Rossoblues: un viaggio in cui le note di Antonello e la voce di Pasquale ci accompagneranno tra le parole di Gianfranco Aloe, Totonno Chiappetta, Enzo Costabile, Sergio Crocco, Matteo Dalena, Claudio Dionesalvi, Francesca Florio, Nunzio Scalercio, Eliseno Sposato, Alessia Truzzolillo.

Special guest star saranno Leon Pantarei e Nunzio Scalercio.

E dato che il richiamo al mio/nostro film preferito è palese (The Blues Brothers per l’eventuale alieno che se lo fosse perso) non può mancare naturalmente la band formata da Carlo Cimino al basso, Roberto Cortese alle chitarre e Carina Minervini.

Ecco. A questo punto non resta che partire con tutti loro per questo on the road in quel paese sconosciuto che è l’anima di ognuno di noi.

Io andrò con due persone speciali…

– E ci siederemo in un angolo d’ombra a sentir raccontare un pezzetto della nostra storia Jo.
– E poi Claire?
– E poi rimetteremo in moto. La vita è un perpetuo movimento. Ma porteremo con noi il suono di una voce e le note di un’armonica

Jo&Claire&Angela