In attesa del Rigoletto a Locri, le interviste ai protagonisti: Crescenzi, Crisanaz, Fichera

da Nunzio Gentiluomo — 

Intervista doppia a David Crescenzi e Federico Crisanaz, direttori d’orchestra del “Rigoletto” di Verdi in scena il 6 e l’8 agosto nella Corte del Palazzo Comunale della Città di Locri. E ovviamente al “Rigoletto” Massimiliano Fichera

d.crescenzi_1David Crescenzi

Maestro, il suo cv, non ha bisogno di commenti. Una carriera brillante che l’ha vista Pianista, Direttore d’Orchestra e Direttore di Coro. Tra i tre ruoli ve ne è uno a cui è particolarmente legato?
Sicuramente il ruolo del Maestro del Coro è quello a cui sono più legato. Mi ha dato la possibilità di entrare
negli Enti Lirici dalla porta principale. A 30 anni ero, infatti, Altro Maestro del coro presso il teatro “Carlo Felice” di Genova dove ho avuto la fortuna di seguire da vicino grandi direttori e registi. Successivamente coprii lo stesso ruolo al Napoli, e poi per otto stagioni fui chiamato personalmente dal grande Pier Luigi Pizzi divenendo Direttore del coro allo Sferisterio di Macerata. Questa esperienza mi ha permesso ulteriormente di crescere e farmi conoscere.
Può ricordare con noi l’esperienza più singolare della sua carriera e la direzione d’opera di cui si è detto, alla fine, più soddisfatto?
Nel 2002 ebbi la possibilità di dirigere a Doha, la capitale del Qatar, una super colossale produzione di
Aida. Tengo molto a questo episodio della mia vita per molti motivi. Innanzitutto era il mio debutto assoluto in un titolo verdiano, in cui Radames era interpretato dal grande tenore Franco Bonisolli che concludeva la sua carriera.
Inoltre in Qatar era la prima volta che veniva rappresentata un’opera lirica che fu allestita in uno stadio dove, fino a quel momento, era vietato l’accesso alle donne.
Per una sola recita, di fronte a decine di Capi di Stato, spesero circa 8.000.000 di dollari.
Sono stato venti giorni nel lusso più sfrenato. Indimenticabile. Comunque ci tornai altre due volte.
In cosa si è distinta, rispetto alle altre direzioni, l’offerta del Teatro del Cairo (Egitto) da quando ne è Direttore Artistico? In quali aspetti ha investito?
Io arrivai al Cairo la prima volta nel 1998,in qualità di Vocal-Coach nonché assistente del direttore d’Orchestra Alessio Vlad, l’attuale Direttore artistico dell’Opera di Roma.
In quel periodo apprezzarono le mie qualità professionali, offrendomi successivamente una collaborazione come direttore ospite e preparatore dei solisti tra il 1998 ed il 2003.
Dopo la rivoluzione denominata “primavera araba” dal 2011 al 2013, anche all’Opera ci furono degli “azzeramenti”, e chi ha occupato il ruolo di General Manager era una persona che negli anni durante la mia permanenza in Egitto lavorava al mio fianco.
Così dopo dieci anni sono tornato nel 2013 in veste di Direttore ospite dirigendo dapprima un Galà Lirico e dopo una produzione di Tosca.
Da settembre del 2014 fino a Giugno del 2017 mi hanno affidato questo doppio incarico di Direttore Artistico e Musicale, cercando di rispettare l’obbiettivo di dare spazio agli artisti locali e di riportare il pubblico delle grandi occasioni. Cosa non facile perché in questi ultimi quattro anni sono caduti due Presidenti della repubblica in mezzo a tanto sangue e odio religioso. È una sfida grande e difficile, ma fino ad ora le cose stanno andando bene.
Cosa ci può anticipare dell’offerta della prossima stagione del Teatro del Cairo?
Ho investito cercando di portare dall’Europa alcuni solisti di fama internazionale, affiancandoli ai solisti locali, in modo tale da poter far crescere il livello artistico.
Per l’anno prossimo avremo Trovatore, Rigoletto, Aida, Così Fan Tutte e Ballo in Maschera, assieme a balletti come il Lago dei Cigni, Cenerentola di Prokofiev, Schiaccianoci e una nuova produzione di Coppelia. Poi ci saranno in più almeno cinque concerti che alternerò con programmi vari: galà lirici, musiche da film e musical.
Parlando dell’esperienza locrese, quali sono le sue riflessioni sul progetto della Morgana Opera Academy e quali possibili ricadute questo progetto può avere, a suo avviso, sul territorio calabrese?
Premesso che io non ho mai messo piede in Calabria in tutta la mia vita, sono certo che un’operazione del
genere potrebbe creare in futuro un certo indotto, soprattutto se potesse esistere la possibilità di creare sinergie tra le istituzioni, quali i Conservatori musicali, le associazioni corali etc.
Si potrebbe creare un movimento per allestire una vera e stabile orchestra lirica con coro annesso, far crescere dei maestri spartitisti al pianoforte, conseguentemente allestire produzioni liriche da far girare nella Regione, e così creare anche sinergia tra Comuni.
In un momento di crisi finanziaria, caratterizzato da tagli in particolare alla cultura, il Comune di Locri, marciando controcorrente, investe nel periodo estivo, per il secondo anno di seguito, in un’opera integrale. Secondo lei, questa scelta cosa può far intravedere?
Un Paese senza cultura è un Paese senz’anima. Quello che sta facendo il Comune di Locri è un’azione che non dovrebbe sorprenderci, sta investendo soprattutto sugli abitanti della propria città facendo capire a tutti che non esiste solamente il ballo in piazza o il torneo di calcio “scapoli-ammogliati”.
Come dicevo sopra, altri Comuni dovrebbero prendere spunto da Locri, unirsi cercando di far girare più spettacoli in tutto il territorio: si abbatterebbero i costi, si darebbe la possibilità di creare più opportunità di lavoro, e la qualità artistica ne gioverebbe senz’altro.
È un onore poterLa seguire in una piazza, quella di Locri, che solo dall’anno scorso, con “La traviata”, si è aperta all’opera nella versione integrale. Come si caratterizzerà il suo Rigoletto?
Il Rigoletto non è il mio, ma di Verdi. Cercherò di fare quello che ho sempre fatto. Rispettare la partitura, eliminare acuti inutili e dannosi, specialmente per i giovani interpreti, cercare di restituire a quest’opera un senso di intimismo e di impotenza, di rinuncia che nulla a che fare con le fanfaronate di tradizione.
Cosa dobbiamo attenderci dal duo Crescenzi-De Carlo?
In tandem abbiamo realizzato produzioni come Boheme, Barbiere di Siviglia, Nabucco, Adriana Lecouvreur, La traviata, Gianni Schicchi. A novembre saremo di nuovo insieme per Norma. Io cerco sempre di realizzare la parte musicale in base alla sua idea registica e mai il contrario: questo mi aiuta nella scelta dei tempi e nella ricerca della perfetta simbiosi tra buca e palcoscenico. Siamo un duo collaudato che lavora bene insieme. Sarà un Rigoletto interessante…
Cosa si aspetta dal pubblico della Locride?
Dal pubblico locrese mi aspetto il giusto riconoscimento per i sacrifici di questi giovani interpreti, nell’impegno che hanno messo per la realizzazione del loro debutto. Non ci dimentichiamo che con quello che passa oggi il convento, trovare dei ragazzi che in piena estate si dedicano allo studio ed alla propria crescita professionale, con la speranza che il loro sogno possa continuare, non è mica facile. E non posso non ricordare Massimiliano Fichera, il baritono dall’esperienza ventennale che interpreterà Rigoletto, un valore aggiunto che sicuramente lo onererà al meglio.

crisanazFederico Crisanaz

 
Sappiamo che ha accettato con grande entusiasmo la proposta di venire a lavorare per la Morgana Opera Academy. Può raccontarci come si è generato questo proficuo incontro?
È proprio vero: sono molto felice di essere qui. Ho aderito subito con entusiasmo ad un’iniziativa come questa poiché è in controtendenza rispetto al momento difficilissimo che sta vivendo la cultura e in particolare la musica. Mentre molte orchestre sono costrette a chiudere battenti e molti teatri vivono in una crisi economico-finanziaria veramente devastante, un’iniziativa come questa merita il massimo aiuto e il massimo impegno da parte nostra per stimolare i giovani il cui entusiasmo ci carica. Inoltre seguire e contribuire al nascere di un’idea, di una realtà che è già al suo secondo anno, mi ha motivato intravedendo speranze e possibilità, con ricadute sia sugli artisti sia sul territorio.
Sono stato coinvolto dal Maestro David Crescenzi, amico da anni, e ho trovato subito stimolante l’idea di lavorare con Mario De Carlo che conoscevo di fama. E poi offrire la mia arte e la mia conoscenza in una terra bella come la Calabria è stato un reale valore aggiunto.
Come si sta trovando a lavorare col regista Mario De Carlo e con la sua idea di Rigoletto?
De Carlo è una persona con cui si lavora in modo molto sereno anche perché è uno che lo spartito lo conosce a fondo e comprende le esigenze musicali. Ha un’idea molto chiara del Rigoletto che rispecchia il testo verdiano e pertanto si trova in linea con la nostra – di Crescenzi e mia – chiave di lettura.
Artisticamente come ha trovato i partecipanti alla Morgana Opera Academy?
I ragazzi presenti hanno maturità artistiche molto differenti anche perché si trovano in momenti diversi della loro formazione. Ciò che però li accomuna e mi ha subito colpito è la grande passione e l’entusiasmo con cui si accostano a un’esperienza che per molti è la prima in un contesto professionale. Il taglio di questa Accademia dovrà servir loro per comprendere cosa si nasconde dietro una carriera professionale, in termini di impegno, sacrificio e ore di studio. Da parte nostra, stiamo lavorando con ritmi e modalità propri dei grandi teatri d’opera.
Come trova Massimiliano Fichera, che è conosciuto dai più come il Figaro rossiniano, in un ruolo così complesso, tenebroso e impervio vocalmente, qual è quello di Rigoletto che in un certo ha segnato una frattura nella storia della drammaturgia musicale?
Non conoscevo Fichera e l’incontro con lui è una stata piacevolissima sorpresa perché accanto agli onorati vent’anni di esperienza la sua vocalità è realmente impressionante. Una bella musicalità, un buon fraseggio e trovo che il ruolo di Rigoletto gli calzi a pennello. E sono certo che nel panorama italiano si imporrà sui palcoscenici italiani anche in ruoli drammatici come questo.

mario de carlo 6Massimiliano Fichera

 
In primis, a 20 anni dal suo debutto, può ripercorrere con noi le tappe fondamentali della sua carriera?
Ricordo con chiarezza il mio debutto presso la Corte Malatestiana nel ruolo di  Ping nella Turandot di Giacomo Puccini nel 2005. Affiancavo nomi molto importanti, come Patanè, Bartonini, mentre io ero un fanciullo direi incosciente, ma tanto coraggioso da poter affrontare quella che sarebbe stata poi una carriera fatta di alti e bassi ma ricca di grandi soddisfazioni. Posso affermare con schiettezza di averla percorsa solamente grazie alle mie capacità e al mio rigore, un po’ per scelta e un po’ per il rifiuto di un ambiente molto particolare. Tra i ruoli importanti e soddisfacenti non posso non citare Giorgio Germont de La traviata all’Opera giocosa di Savona. Mi sovviene con gioia il debutto di un ruolo pucciniano, quello di Sharpless in Madama Butterfly al Festival Puccini di Torre del Lago. Debuttarlo nei luoghi dove visse il Maestro è stato il massimo.
A Pechino ho debuttato nel ruolo di Renato di Un ballo in maschera al Teatro Poly.
Ho avuto l’onore e il piacere di lavorare con un direttore che cito con molta stima, il Maestro Giampaolo Sansogno, figlio del grande Direttore d’Orchestra Nino. Debuttare un ruolo impervio come Renato con una persona straordinaria come il maestro Sansogno per me è stata una vera fortuna sotto tutti i punti di vista, umani e artistici. Ricordo anche la simpatica moglie Adalgisa, molto sostenitiva.
Poi in Giappone feci un tour de Il barbiere di Siviglia esibendomi fra l’altro anche al Bunka Kaikan di Tokyo con Sonia Ganassi e Antonino Siragusa. È stata un’esperienza davvero fantastica. Vi confesso che avevo le file sterminate di persone che aspettavano per farsi dare una mia foto o farsi autografare un mio disco.  Davvero molto emozionante! Nei paesi orientali ho avuto trattamenti davvero speciali. Uno che mi sta particolarmente a cuore è l’aver avuto l’onore di inaugurare la sala dei marmi del Teatro dell’Opera di Astana in Kazakistan che conteneva millecinquecento persone. Il suo direttore principale, il Maestro  Abzal Mukhitdinov, mi aveva diretto a Catania ne Il barbiere di Siviglia e fatto invitare dalla direzione artistica.
Un’esperienza importante che porto nel cuore è stata cantare con Bocelli e Gasdia, per l’inaugurazione della Torre di Pisa. E ancora mi sovviene con emozione La romanziera eseguita a Rovigo e incisa per Bongiovanni, con la regia di Michele Placido.
 
Sappiamo che si divide professionalmente tra l’Italia e l’estero, anche se è spesso fuori dal bel paese. Ci può raccontare quali sono stati gli ultimi teatri che ha calcato?
Ultimamente vado spesso in Israele, uno stato dove sono stato accolto con grande stima e ammirazione. A Tel Aviv ho avuto l’onore di lavorare con la Jerusalem Symphony Orchestra sotto la direzione del celebre Maestro Amos Talmon, il quale recentemente mi ha diretto nel Rigoletto.  Dovrei tornarci a Dicembre per il Requiem di Faurè e il Te Deum di Brukner. A Febbraio per debuttare Dandini in La Cenerentola di Rossini.
Ultimissimo mio lavoro è stato presso il Festival delle Undici Lune a Peccioli ne La traviata. Per la prima volta, dopo dieci anni circa di attività del festival, è stata messa in scena un’opera, operazione eseguita con grande successo da parte di tutti.
 
Oltre a La romanziera, sappiamo che ha inciso importanti opere in prima mondiale. Cosa significa questo per un artista?
Ammetto di essere una persona molto fortunata anche da questo punto di vista. Ho avuto la fortuna e l’onore di incidere alcune opere in prima assoluta come, per esempio, Pasqua Fiorentina di Isodoro Capitanio, In Filanda e Alla  Gioia di Pietro Mascagni, Elvida di Gaetano Donizetti e Messa Solenne di Alberto Mazzuccato.
Incidere è fondamentale per noi cantanti perché è un modo per lasciare traccia di noi nel mondo della lirica, e diventa fondamentale soprattutto per quei melomani che pretendono avere tutte le edizioni possibili delle opere dei compositori che amano. Devo aggiungere che ci vuole anche molto coraggio soprattutto quando ci si misura con una prima incisione di un’opera. Non hai in quel caso nessun riferimento a cui ispirarti e soprattutto senti la responsabilità di divenire tu il riferimento per chi ti succederà.
 
Qual è l’esibizione in cui si è piaciuto di più e perché? Ha trovato corrispondenza di questo Suo sentire nella risposta del pubblico?
Avendo cantato parecchie volte il ruolo di Figaro ne Il barbiere di Siviglia di Rossini, direi che è proprio questo personaggio ad avermi dato  maggior soddisfazione, in particolare modo nelle produzioni di Spoleto e nelle trasferte in Giappone e a Doha.
 
A suo avviso, quanto è importante per un’artista essere seguito da un agente famoso?
Essere seguiti da un’agenzia è importante e direi indispensabile per lavorare in modo costante . Io personalmente ho iniziato recentemente a collaborare con la  I.U.M.A Management, rappresentata da Chistian Francesconi, figlio del celebre Tenore Renato. Trovo queste persone sincere e soprattutto competenti. Certamente deve venir fuori un’ottima sinergia per instaurare un rapporto di fiducia.
Un grande artista prima di tutto, però, deve trovare la determinazione, la forza e il coraggio in sé, dettate dalla passione e dalla volontà per sostenere un lavoro così faticoso e difficile. Ma le soddisfazioni arrivano… 
 
Parlando del Rigoletto, sappiamo che ha accolto l’invito del regista De Carlo con molto piacere. A che cosa si deve questa Suo entusiasmo?
Ho accettato di buon grado e con entusiasmo, prima di tutto, perché quest’opera permette al baritono di dare il meglio di se stesso e poi perché la reputo una buona occasione per maturare il ruolo con il direttore David Crescenzi e il regista Mario de Carlo, insigni professionisti che stimo moltissimo tanto umanamente quanto artisticamente. Sono contento e onorato di poter lavorare con loro e prendere parte a un progetto così ambizioso che potrebbe essere esportato in altre piazze del Mezzogiorno, creando un circuito d’opera o un festival nella stessa Locri.
 
Che pubblico si aspetta nella Corte del Palazzo della Città di Locri?
Mi aspetto un pubblico appassionato, variegato e attento a tutte le sfumature. Del resto questa è una delle tre opere che formano la trilogia popolare di Verdi insieme a Trovatore e Traviata, un titolo del grande repertorio lirico che richiamerà gente da tutta la Calabria.
 
Parlando del Meridione, da siciliano doc, cosa si augura per la ripresa culturale del Mezzogiorno?
Mi auguro che sempre più iniziative del genere vengano organizzate e finanziate, coinvolgendo le giovani leve e rendendo popolare sia l’opera lirica sia altre forme di cultura classica e moderna. Bisogna investire nella cultura e rieducare il pubblico alla bellezza e all’arte in genere. È indispensabile, a mio avviso, per la crescita armoniosa e globale dell’uomo e per tutto il Mezzogiorno in generale.