Il sacerdote della Piana di Gioia arrestato per pedopornografia raccoglie proseliti (pochi) e insulti (molti) via Facebook

Sostituzione di persona, detenzione di materiale pedopornografico, adescamento di minorenni.
Sono accuse pesanti, in base alle quali la polizia ha arrestato il parroco della Chiesa di Messignadi di Oppido Mamertina, al termine delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Reggio Calabria. L’indagine è iniziata dopo un controllo effettuato in marzo dalla polizia che aveva sorpreso l’indagato in compagnia di un minore, a bordo della sua autovettura, in un luogo appartato e poco frequentato. Il minore aveva riferito di aver conosciuto l’uomo su una chat per omosessuali. Il sacerdote, con cui erano intercorse varie telefonate, si sarebbe spacciato per ricercatore scientifico trentacinquenne di un paese della Piana di Gioia Tauro. Un appuntamento concordato su whatsapp, con un compenso di 20 euro per un rapporto sessuale orale, consumato in macchina poco prima dell’arrivo dei poliziotti. Il religioso è indagato anche per sostituzione di persona, detenzione di materiale pedopornografico ed adescamento di minorenni.

Reazioni immediate e opposte alla notizia.

Antonio MarzialeDa una parte arriva la dichiarazione del sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori:
“Quando si apprende che un sacerdote è implicato in vicende che hanno a che fare, a vario titolo, con abusi sui minori ti si accappona la pelle, ma quando vieni a sapere che quel sacerdote è un tuo conoscente e con lo stesso più volte hai scambiato opinioni in merito alla pedofilia e a ciò che essa rappresenta, cioè il crimine più orrendo nei confronti dell’umanità, lo stupore non può che trasformarsi in rabbia.
Davvero non se ne può più e questo caso mi è utile per ricordare a Papa Francesco che la lotta alla pedofilia non si fa a suon di slogan ad effetto o istituendo commissioni di studio, ma spretando i sacerdoti che si macchiano di tale orrendo peccato-reato. Così come è bene ricordare all’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Oppido Mamertina Palmi che i fedeli devono essere invitati a pregare per le piccole vittime e non per il prete pedofilo, per il quale bisogna solo auspicare che gli sia tolta la tonaca e gli vengano riconosciute le responsabilità in termini di equa giustizia. Ciò che si legge nel comunicato diramato dal dipartimento diocesano è stucchevole e inaccettabile.
Sono indignato, ma grato agli inquirenti per il prezioso quotidiano lavoro a difesa dei bambini”.

Dall’altra si cerca di coinvolgere la comunità Facebook con una pagina, “Io sto con don Antonello”, che in realtà ad oggi ha raccolto solo 44 “mi piace” e tanti insulti. E che, ancora più probabilmente, è un “fake”, il moderno modo social di diramare bufale.

Nel frattempo il Dispaccio, giornale on line, pubblica la notizia secondo cui il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, monsignor Francesco Milito, fosse al corrente “dei sospetti e delle voci che circolavano e avrebbe sconsigliato ad Antonio Tropea, il prete arrestato per prostituzione minorile, di parlare con Carabinieri e forze dell’ordine. Gusti e tendenze di don Antonello sarebbero state da tempo note al vescovo Milito: già nel 2010, don Antonello, avrebbe inviato una lettera di dimissioni. Ma l’alto prelato preferirà mantenere tutto sotto traccia. Si limiterà a chiedere una dettagliata missiva scritta, ma sconsiglierà al prete di parlare con le forze dell’ordine”.