di Angela Potente —
Da qualche tempo sono arrivata alla conclusione che come cantava il mai troppo poco rimpianto Rino Gaetano chi vive in Calabria vive d’amore. Per questa terra. Che nonostante sia violentata ogni giorno continua a mantenere una sua altera e fiera bellezza.
Percorrevo l’autostrada verso Reggio qualche tempo fa e per una volta ho voluto dedicare la mia attenzione non alle continue deviazioni, ai cantieri semichiusi e quasi aperti, (ignorando volutamente l’entusiasmo del nostro premier che offre anche date di fine lavori) e mi sono concentrata su quel paesaggio alternato di colline brulle e verdi smeraldo. Sulla dolcezza di quei declivi, e delle improvvise valli nascoste e segrete. Ho finto per un centinaio di chilometri di non essere calabrese, ma una straniera appena giunta in questa terra ed una sola parola mi è venuta in mente: bellezza. Una bellezza tanto più dolente perché mortificata in ogni sua forma.
Come una bella donna che nasconde il suo lato sfregiato dalla cattiveria di un amante geloso, la mia terra riesce ad offrire nell’incanto della sua natura il suo lato meraviglioso. Ma solo agli occhi di chi sa guardarla. E proteggerla.
Chi vive in Calabria vive d’amore. E di cos’altro potrebbe? Vivere qui significa fare della “resistenza” un modo di concepire la vita. Quello che in altri luoghi è semplice qui si complica.
Nella ridente cittadina in cui vivo (d’amore) per esempio [Cosenza, ndr] si stanno preparando le amministrative per eleggere il nuovo sindaco. Ed io non so letteralmente da che parte girarmi. Eppure resisto. Sapendo che per altri cinque anni non avrò un amministratore che si confaccia alle mie aspettative. Ma ci spero. Eh sì perché qui, in questa punta di stivale, si vive d’amore e di speranza. Almeno chi ancora non si è piegato a certe logiche clientelari, chi mantiene dritta la barra della sua nave senza vendersi o svendersi. Viviamo di sogni ed illusioni. Ci illudiamo che resistendo le cose possano cambiare.
Anche se a volte lo scoramento è tale che non c’è settimana in cui non pensi che dovrei fare le valigie e andarmene. In un luogo dove il talento non venga mortificato, il lavoro riconosciuto, il merito compreso, dove non ci siano millantatori di capacità che non possiedono che assurgono spesso e volentieri anche all’ambito ruolo di maître à penser. Un posto dove chi scrive, chi pensa liberamente venga rispettato e non vilipeso e offeso. Un luogo dove poter esclamare “vivo per vivere e sono felice”. Un posto dove l’arroganza del potere non la faccia da padrone e potenti che la fanno sempre franca. Ma soprattutto un luogo dove non si sia costretti continuamente ad assistere a storture politiche e sociali.
Andarmene senza voltarmi indietro. Senza rimpianti. Come hanno fatto in tanti. Dicono che non serva tanto coraggio per farlo. Solo una sana determinazione. Probabilmente proprio ciò che mi manca: la determinazione. E viene a mancarmi perché tutte le volte che il mio sguardo si posa su quella valigia mi si disegna negli occhi il profilo dolce di quella collina, mi esplode davanti il giallo del grano nelle terse giornate estive, il verde smeraldo degli alberi in primavera e il blu cobalto del mare. Ogni volta in quel preciso istante capisco con assoluta certezza che non potrò mai andarmene. Nonostante ci siano mille ragioni per cedere, basta il ricordo di un solo angolo nascosto di bosco in Sila, o di un tramonto da cartolina sul mare o di un’alba dal rosa tenue, per farmi desistere.
Un luogo sano e giusto, un luogo come quello che sogno probabilmente non esiste neppure, ma credo che nulla ci impedisca di crearlo. Con quel che abbiamo. Sarà poco ma in qualche modo bisogna pure incominciare. Del mio amore verso questa terra, che molti giudicano una debolezza, voglio farne la mia forza propulsiva.
E così vorrei facessimo in tanti. Un’altra illusione la mia? Forse… ma ve l’ho detto io vivo in Calabria… vivo d’amore, di speranze e di sogni. Nonostante tutto.
Qui devi correre più che puoi per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche altra parte, devi correre almeno il doppio
Lewis Carroll