Continueremo a stare al fianco di Callipo e Falcomatà passata la domenica di solidarietà?

di Gabriel J. Greco — 

Cammina – anzi corre – sui social network, il senso del peso delle intimidazioni che stanno raggiungendo, ogni giorno, amministratori e imprenditori in Calabria. Un peso che arriva fin qui, nel cuore di un’Europa che cerca di riconquistare una normalità nella prima domenica di aprile, con una riapertura, seppure solo formale, dello scalo di Bruxelles.

Prima diventa virale la notizia delle intimidazioni ricevute e – volontariamente – non rese note alla stampa dal giovane sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Lo abbiamo letto tutti: avrebbe ricevuto numerose lettere minatorie, come sarebbe trapelato da provvedimenti presi dal Ministero della Giustizia. Poi, giusto per ricordarci che terra è la nostra Calabria, rimbalzano e si accavallano le notizie degli 11 colpi di pistola al citofono del Popilia Resort dell’imprenditore Pippo Callipo. E accanto al fiume di solidarietà congiunte che arrivano alle redazioni, scuotendo il torpore domenicale, l’indignazione prende forme chiare sui social. Basta scorrere le bacheche di Falcomatà e Callipo per avere un’idea dell’abbraccio della “gente comune”.

Ma loro, Callipo e Falcomatà, non hanno bisogno di essere sollecitati a non arrendersi per continuare ad andare avanti.

pippo callipoDichiara l’imprenditore vibonese: «Io, piuttosto che lasciarmi sopraffare dalla paura, preferisco affrontare, come sempre ho fatto, ogni situazione». E sulla vicinanza delle istituzioni: «Per me rappresenta una grossa iniezione di fiducia uno stimolo per continuare ad andare avanti in questa terra così martoriata ma piena di tante persone perbene. Nonostante lo scoramento di certo non lascerò. Continuerò a lavorare».

Falco intimidazioneScrive prima su Twitter, poi su Facebook, il primo cittadino di Reggio: «Ringrazio tutti per la solidarietà e la vicinanza. Sono solo dei poveretti! Niente paura, persino da qui si vede la luna!».

E poi?
tieni la bocca chiusaLa mia domanda è proprio questa: e poi? Passata la domenica, con l’inizio di questa nuova settimana in cui continua ad allungarsi la lista delle intimidazioni e delle minacce, che succederà? Siamo talmente assuefatti a chi, si chiami Isis o ‘ndrangheta, continua a schiacciarci sulla testa un gioco dal quale non riusciamo a liberarci, o troveremo finalmente il modo per andare oltre le parole, e attivarci davvero, dopo l’indignazione scritta, con azioni reali e definitive?

Ma intanto si inizia a parlare: è un primo passo.