Impreditori, avvocati, politici e un magistrato in pensione. Tutti coinvolti nella maxi operazione della Guardia di Finanza a Reggio Calabria che ha smantellato un cartello criminale che controllava l’economia della città e che ha portato al sequestro di beni per 34 milioni di euro. Sette le persone fermate e decine gli indagati. I reati contestati sono associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, aggravati dalle modalità mafiose. Le indagini, coordinate dalla locale procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia, hanno portato a rilevare l’esistenza del cartello in grado di condizionare il regolare svolgimento delle attività economico-imprenditoriali, con particolare riferimento alla grande distribuzione alimentare, sfruttando anche la compiacenza di pubblici amministratori.
I nomi delle persone coinvolte nell’operazione “Fata Morgana” sono in qualche caso già noti alle cronache giudiziarie, ma anche “insospettabili”. Il provvedimento di fermo riguarda Paolo Romeo, 69 anni, ex deputato del Psdi con alle spalle diverse inchieste giudiziarie anche per mafia; Natale Saraceno,53 anni; Giuseppe Chirico, 56; Domenico Marciano’, di 33; Emilio Angelo Frascati, 60; Antonio Idone, 65 anni, tutti imprenditori, e Antonio Marra, 61 anni, avvocato. Tra gli indagati risultano il presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa; il consigliere provinciale Demetrio Cara; il cancelliere capo della Corte d’Appello di Reggio, l’ex magistrato Giuseppe Tuccio; l’avvocato Rocco Zoccali; l’ex presidente della Reggina calcio, Pino Benedetto.
I dettagli dell’operazione
Dodici società ed altri beni, per un valore complessivo di circa 34 milioni di euro, sono state sequestrate nel corso dell’operazione della Guardia di finanza di Reggio Calabria che ha portato al fermo di 7 tra imprenditori, dipendenti pubblici e professionisti. Nel corso dell’operazione sono state effettuate anche più di 30 perquisizioni.
Le accuse contestate, a vario titolo, sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, finalizzata anche all’intestazione fittizia ed all’estorsione.
Le persone colpite da provvedimento di fermo sono:
Paolo Romeo, 69 anni, nato a Reggio Calabria
Natale Saraceno, 53 anni, nato a Reggio Calabria
Giuseppe Chirico, 56 anni, nato a Reggio Calabria
Antonio Marra, 61 anni, nato a Reggio Calabria
Emilio Angelo Frascati, 60 anni, nato a Reggio Calabria
Antonio Idone, 65 anni, nato a Cannitello – Villa San Giovanni (RC)
Domenico Marcianò, 33 anni, nato a Reggio Calabria
Tra gli indagati risultano il presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa; il consigliere provinciale Demetrio Cara; il cancelliere capo della Corte d’Appello di Reggio, l’ex magistrato Giuseppe Tuccio; l’avvocato Rocco Zoccali; l’ex presidente della Reggina calcio, Pino Benedetto.
La Procura reggina ha puntato la sua attenzione sulla redistribuzione dei punti vendita della grande distribuzione alimentare, dopo lo stato di crisi della Gdm S.p.a. e del sequestro delle imprese riferibili agli imprenditori Suraci e Crocé, concentrando, poi, l’indagine sulle attività legate alla riapertura dell’importante centro commerciale “La Perla dello Stretto” di Villa San Giovanni. In particolare, è emerso come un connubio, strutturalmente organizzato, tra ‘ndrangheta e professionisti, ha determinato le principali sorti dell’aggiudicazione dei punti vendita, nonche’ la scelta dell’imprenditore della grande distribuzione alimentare che doveva avviare l’esercizio commerciale “food” nella Perla dello Stretto.
Le indagini eseguite dalle Fiamme Gialle reggine si sono soffermate su due professionisti che, di fatto, hanno curato la riapertura del centro commerciale villese e pilotato l’inserimento di una società, creata ad hoc e facente capo ad un noto imprenditore del settore, quale unico ipermercato destinato ad operarvi gettando le basi per una redistribuzione delle imprese del settore, dopo il vuoto lasciato dalla chiusura della Gdm S.p.a.. Fra questi, spicca il ruolo di noti professionisti reggini che, relazionandosi con una variegata platea di soggetti, avrebbero contribuito alla riapertura della “Perla dello Stretto”, curandone anche gli aspetti prettamente autorizzativi, sempre interagendo con esponenti della politica e della pubblica amministrazione.
Il ruolo di Romeo
Paolo Romeo, avvocato, avrebbe avuto un ruolo centrale nell’ambito dell’organizzazione che condizionava la vita economica di Reggio. Condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, ha scontato tre anni di carcere. Negli anni Settanta fu vicino alla destra extraparlamentare ed il suo nome ricorre anche nelle cronache relative ai moti del ’70 per Reggio capoluogo, guidati dalla destra neofascista. Nel 1981 aderì al Psdi nelle cui liste fu eletto prima consigliere comunale, diventando assessore, poi, nel 1990, consigliere regionale. Nel 1992 fu eletto deputato alla Camera per il Partito Socialista Democratico Italiano nel collegio di Catanzaro. L’11 gennaio 1980 fu arrestato per favoreggiamento nella latitanza di Franco Freda e scarcerato il successivo 22 aprile. Nel 1993 risultò indagato perché indicato da un pentito tra i mandati nel 1970 della strage di Gioia Tauro, e prosciolto in istruttoria nel 1995. Accusato di legami con la ‘ndrangheta calabrese, nel luglio 1993 la magistratura richiese alla Camera dei Deputati l’autorizzazione all’arresto. Nel 1995 fu arrestato in base alle dichiarazioni del pentito della ‘ndrangheta Filippo Barreca, ma fu rilasciato poco dopo. La prima sezione della Corte di Assise di Reggio Calabria con sentenza del 12 ottobre del 200, lo condannò a cinque anni di reclusione con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso. La condanna, ridotta a tre anni e per concorso esterno, diventò definitiva in Cassazione nel febbraio 2004. Nel maggio 2014 risultò coinvolto nell’inchiesta sulla latitanza di Amedeo Matacena che porto’ all’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola, ma fu poi scagionato.
Le aziende colpite
Le aziende colpite dalla contestuali misure ablative del sequestro preventivo – fra cui anche l’applicazione di quanto previsto dall’art.12 quinquies della Legge 356 del 1992, in tema di intestazione fraudolenta di beni per eludere le disposizioni in materia di prevenzione patrimoniale in quanto riconducibili alla diretta o indiretta gestione dei soggetti colpiti dal provvedimento restrittivo e pertanto “inquinate” dalla connivenza con gli interessi della criminalità organizzata, risultano essere:
- Studio commerciale Saraceno;
- Circolo Pescatori Posidonia Gallico;
- SO.R.AL. S.a.s., con i due supermercati ipermercati, operanti in Gallico (RC);
- PERLA S.r.l., gestore dell’ipermercato presso il centro commerciale “Perla dello Stretto” – Villa San Giovanni (RC);
- Quote societarie della D.EMME C. SUN S.r.l.;
- IN.FRA s.n.c PI 0248110804, con sede in Reggio Calabria;
- R.IN.A. srl in liquidazione con sede in Reggio Calabria;
- “PARMA REGGIO DISTRIBUZIONE S.r.l.”, Reggio Calabria;
- G.S. S.r.l., con sede in Reggio Calabria, nonché unità operativa sita in Campo Calabro (RC), “MAX – Cash and Carry”, zona industriale;
- “M. C. S.a.s. di DOMENICO MARCIANO’ & C”, con sede a Reggio Calabria – Gallico;
- “CENTER FRUIT S.r.l.” con sede a Reggio Calabria;
- “d.i. MONORCHIO Antonino”, con sede in Reggio Calabria.
De Raho: colpita parte forte economicamente
Con l’inchiesta “Fata Morgana”, che stamani ha portato a sette fermi, è stata colpita “quella parte della ‘ndrangheta che l’ha resa forte anche dal punto di vista economico, che ha rapporti con la politica, con le amministrazioni locali, con dirigenti e funzionari pubblici. E’ una parte esponenziale della ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria”. Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho. Tra i fermati, ha proseguito il magistrato, ci sono anche i “titolari di supermercati, quindi distribuzione alimentare di alto livello che dal punto di vista economico hanno portato avanti il centro commerciale La Perla dello Stretto, anche li muovendosi con un metodo sostanzialmente ‘ndranghetista imponendosi al consorzio di imprenditori che avevano aderito a quel gruppo. E’ una parte molto rilevante dell’economia di Reggio Calabria”. “I fermi – ha concluso de Raho – sono stati disposti per il pericolo di fuga di alcune posizioni che abbiamo trattato e che erano strettamente connesse alle altre per le quali siamo dovuti intervenire. Qualcuno stava già traslocando e portando via tutto dalla città evidentemente aveva notizia di questo”.
Il plauso di Falcomatà
«Un sincero plauso alla magistratura reggina e alle forze dell’ordine che con l’indagine odierna hanno scoperchiato l’ennesimo sistema di potere che asfissiava fette importanti dell’economia cittadina, allungando i suoi tentacoli fin dentro le istituzioni». È quanto dichiara il Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà commentando gli esiti dell’operazione “Fata Morgana” condotta dalla Procura di Reggio Calabria.
«Colpire l’area grigia per liberare la nostra terra dai colletti bianchi che sostengono l’economia mafiosa – ha aggiunto il primo Cittadino di Reggio Calabria – ora più che mai, anche alla luce degli importanti appuntamenti istituzionali che ci attendono, è necessario stabilire un confine netto tra chi agisce per il bene dei cittadini e chi invece promuove oscuri e illeciti interessi personali».