La biblioteca De Nava di Reggio e lo strano caso del prestito a pagamento

di Josephine Condemi —

Belli dipende, ma giovani e squattrinati lo siamo di sicuro. Dove andiamo noi ventenni a soddisfare la nostra smania bibliofila senza perdere, possibilmente, un occhio della testa? Nelle biblioteche pubbliche, ad esempio, perché il servizio prestiti consente di lèggere senza far diventare le tasche troppo leggère. Chi è studente, può ancora usufruire della biblioteca d’ateneo; per chi ha finito gli studi, con tanti complimenti, la soluzione è la biblioteca comunale.
A Reggio Calabria, la biblioteca Pietro De Nava. Dove però, da quest’anno, il servizio prestiti è sottoposto al rilascio di una tessera annuale a pagamento.

Generalmente, nelle biblioteche pubbliche, l’accesso al prestito è regolato da una tessera rilasciata previa registrazione dati: uniche condizioni, essere residenti nella provincia e possedere un documento di identità valido. In una giornata maggiolina, ideale per leggere, gli impiegati della De Nava precisano che da quest’anno è previsto anche un bollettino postale. Dieci euro, da intestare al Comune. Causale: Pagamento servizio prestito librario biblioteca comunale. La tessera è valida un anno solare, da gennaio a dicembre, e, continuano, è consentito un massimo di due prestiti librari in contemporanea.

Dopo quindici minuti, complice la vicinanza alle Poste di via Vittorio Veneto, il pagamento è eseguito. L’ufficio prestiti che rilascia la tessera è al primo piano, ma c’è già qualcuno dentro: si entra uno alla volta, devo aspettare. Nel frattempo, compilo la carta di registrazione utente, e, sempre al piano terra, posso procedere alla richiesta dei libri. Nella sala lettura, almeno trenta posti a sedere, non c’è nessuno. In mediateca, invece, tre uomini usufruiscono del servizio internet.

La signora al desk molto gentilmente cerca la posizione di catalogazione di ogni volume tramite il portale Biblioteche della Calabria, che racchiude il catalogo online di tutte le biblioteche pubbliche della regione aderenti al Sistema Bibliotecario Nazionale, la rete promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo in cooperazione con le regioni e le università. Il catalogo online è disponibile alla fruizione ma, precisa la signora al desk di ricerca, «A volte i volumi vengono caricati online con il numero non corretto, devo fare attenzione. Speriamo che questi libri siano in buono stato», aggiunge, specificando che «se l’edizione è vecchia più di 50 anni non si possono prestare».

Dopo aver compilato altri due fogli, uno per volume, posso salire al piano superiore a prendere la tessera: la centoquattresima, da gennaio ad oggi. «L’anno scorso abbiamo chiuso con più di 300, ma erano gratis» precisano all’ufficio prestiti mentre prima compilano la mia scheda con i prestiti odierni e poi la scheda di ognuno dei due libri, che contiene i nomi e le date di tutte le persone che li hanno richiesti e letti.

Operazioni svolte tutte su carta, tutte a penna. «Poi passeremo al computer, ma così è più sicuro», spiegano.

Ci sono circa 150.000 volumi in biblioteca ma «donazioni a parte, l’ultima acquisizione risale al 2011-2012». I fondi delle tessere, aggiungono, potranno servire anche a fare acquisti. Ma sembra più una speranza che una sicurezza. In uno scaffale del corridoio, intanto, notiamo un romanzo del 2015: forse un tentativo di ricerca, anche dei volumi più recenti, è utile farlo. Per Antonino Lo Presti, già responsabile della Pietro De Nava, i fondi delle tessere, più che per gli acquisti, «serviranno a fronteggiare le spese minime di gestione, perché questi soldi non andranno nel calderone del Comune ma saranno destinati direttamente alla struttura». La tessera a pagamento, spiega, «È frutto di una delibera comunale del luglio 2015 che ha ripristinato questa possibilità, di cui abbiamo deciso di usufruire». Ai tempi di Falcomatà padre, ricorda, «si pagava circa 6.000 lire». Ora, invece, con il sindaco Giuseppe Falcomatà, la tessera costa 11,50 euro, compreso il bollettino. Ma non è dappertutto così, anzi.

 

Prendiamo la rete delle Biblioteche Civiche Torinesi, trentotto in tutta l’area urbana: il nuovo regolamento, adottato nel febbraio 2015, prevede fino a 40 prestiti contemporanei, con la raccomandazione di non portar via più di 12 cd, di 6 dvd o fascicoli di periodici, o più di un corso di lingua per volta. Per accedere al prestito, basta registrarsi in una delle biblioteche nodi della rete con un documento di identità valido. Un semplice documento d’identità, nella città universitaria, per ricevere le chiavi d’accesso del portale in cui richiedere online eventuali rinnovi, consultare le novità, segnalare le proposte d’acquisto.

Ma, senza andare troppo lontano, rimanendo in Calabria, anche il Sistema Bibliotecario Vibonese fa accedere i propri utenti al prestito previa residenza e documento senza pagamenti aggiuntivi e per un massimo di cinque prestiti contemporaneamente.

L’assessore alla Cultura del Comune, Patrizia Nardi, raggiunta telefonicamente si riserva di approfondire la questione, notando che probabilmente il pagamento potrebbe riguardare un deposito cauzionale. Ma la causale del bollettino parla chiaro.

E dopo aver consegnato i due fogli rosa all’ingresso, presi i due fogli gialli per la successiva restituzione, ho finalmente per i prossimi trenta giorni le mie due edizioni del 1966: lire 350 la prima, lire 800 la seconda. Per sognare di avere vent’anni all’epoca della Beat Generation. Fino al prossimo prestito.