A novembre Alessio Praticò in tv: dopo Giordana e Sorrentino la fiction con Marco Bocci

Dopo le vacanze estive nella sua Calabria, facendo base a Reggio ma girandola da nord a sud, da est a ovest, è tornato a Parma. Ci è arrivato qualche mese lasciando la sua seconda patria, Genova, per lavorare al TeatroDue, lo stabile di produzione che ha richiamato alcuni tra i migliori attori, sceneggiatori, drammaturghi, artisti teatrali.

Alessio Praticò in "Lea"
Alessio Praticò in “Lea”

Ha come sempre un’infinità di progetti, Alessio Praticò. Fa molte cose.

Ma è difficile pensare a lui e non rivederlo quando si è trasformato per Marco Tullio Giordana in Carlo Cosco, in Lea.

Eppure ha recitato in molti film, che hanno messo a nudo la sua versatilità, la sua capacità, tutta teatrale, di costruire più caratteri, più personaggi, “portandoli fino agli estremi”.

Alessio Praticò in "Antonia"
Alessio Praticò in “Antonia”

Gli piace cambiare. Gli piace sperimentare. Gli piace cancellare e riscrivere. Come è successo con Remo Cantone, il filosofo/professore/amante della poetessa Antonia Pozzi, in Antonia, appunto, di Ferdinando Cito Filomarino. Parlata meneghina, un po’ d’antan, come richiesto dal copione. E una nuova trasformazione.

Ama il teatro, Alessio.
«Sei lì in carne ed ossa» spiega. «Non puoi prendere in giro nessuno: qualunque cosa accade in quel luogo e in quell’istante». Del teatro ama la forte valenza umana: «Il teatro è una sperimentazione continua, un lavoro costante in cui bisogna essere umani, per raccontare storie umane ad altri esseri umani». È l’immediatezza dell’arte recitativa, ancora più intrigante perché unita ad una costante versatilità: «Ti trovi a doverti calare in più caratteri, più personaggi. Puoi portarli fino agli estremi, e scoprendo loro scopri anche te stesso». E scopri le tue corde, quelle in cui ti muovi a tuo completo agio. Corde più comiche che drammatiche, spiega. Eppure sul piccolo e sul grande schermo, davanti alle telecamere, Alessio viene chiamato soprattutto per ruoli drammatici.

Cinema. Teatro. E fiction per la televisione. La recitazione in un ruolo secondario per The Young Pope di Paolo Sorrentino, lavoro che lo ha colpito non solo per la professionalità del regista, ma anche per la “assoluta umanità” di Jude Law, trovato tranquillamente in fila, mescolato con gli altri attori, le comparse e le maestranze, alla mensa sul set.

Infine la recitazione tra Gioia Tauro, Palmi, Bagnara e Roma (il suo personaggio non compare in America Latina, altra location che si aggiunge a Calabria e Lazio) per un’altra fiction che approderà a novembre su Canale 5. Quattro puntate prodotte da Valsecchi per Taodue.
Protagonista Marco Bocci, ruoli importanti per altri attori calabresi, come Peppino Mazzotta, Daniela Marra, Pierluigi Misasi, Gianni Pellegrino, Max Mazzotta, Giuseppe Fumo. Si chiama “Solo”.

Alessio Praticò in "Solo"
Alessio Praticò in “Solo”

Alessio è Santo, uomo di fiducia della famiglia di ‘ndrangheta intorno a cui gira la storia. Non lascia anticipazioni, Alessio. Ma la sua interpretazione è là, nella carrellata di quattro ragazzi con la pistola puntata dirittta all’obiettivo: la scena scelta per il promo che da qualche giorno sta girando sul web e sui social.
Impossibile non riconoscerlo. Non vuole rompere l’effetto sorpresa, Alessio. «Santo è un personaggio della mia età. Una caratterizzazione più facile di altri ruoli apparentemente simili, ma distantissimi. Come quello di Carlo Cosco: una recitazione completamente distante da quella, nonostante l’esigenza del medesimo linguaggio».

C’è la curiosità di vedere montata la novità lanciata da Mediaset nei giorni scorsi: Marco Bocci ha dato l’addio al vicequestore Domenico Calcaterra di Squadra Antimafia ma sarà Solo, il protagonista di questa una nuova fiction. Nel cast, oltre ai citati attori calabresi, anche Diane Fleri. La serie è diretta da Michele Alhaique.

Ma c’è, sempre, la voglia di distinguere il lavoro sotto i riflettori dalla vita privata.
«Sono semplicemente Alessio, faccio la mia vita come tutti». Spiega che anche questa umanità è un regalo ricevuto dal teatro. Ma ci permettiamo di dubitarne: la bellezza del nostro attore reggino è qualcosa che gli gira nel dna. Magari il teatro lo aiuta a farla venire fuori.