dal Consiglio regionale della Calabria
L’indagine del Censis sui migranti e la Calabria è stata illustrata – dopo l’intervento del presidente dell’Associazione ex consiglieri regionali Stefano Priolo – questa mattina nella Sala Verde della Cittadella Regionale a Catanzaro, alla presenza di Giuseppe De Rita, da Anna Italia (responsabile del settore legalità e cittadinanza del Censis).
E’ ancora possibile – si legge nella premessa del documento (“La nuova scommessa della Calabria: trasformare i flussi dal Mediterraneo in piattaforme di relazionalità”) – scommettere sulla capacità del Mezzogiorno, e della Calabria in particolare, di integrarsi e di far fronte comune con gli altri paesi del Mediterraneo, in una logica di riequilibrio e di multipolarità degli assi verso l’Oriente e verso il Sud del mondo? Sono passati quasi due anni dalla nostra ultima riflessione sul Mediterraneo, e la situazione è profondamente cambiata. Allora, pur riconoscendo la condizione di forte instabilità politica e sociale, la presenza di alcuni conflitti e del terrorismo internazionale, si parlava ancora del Mediterraneo come opportunità.
Oggi, il Mediterraneo è principalmente l’emergenza degli sbarchi non programmati, di fronte alla quale l’Europa non riesce a fare fronte comune, lasciando l’Italia in prima fila nel trovare le soluzioni per l’accoglienza e l’integrazione dei nuovi arrivati. Eppure, ritorniamo a parlare di Mediterraneo perché siamo convinti che le opportunità non si siano esaurite, e perché anche i nuovi arrivati possono trasformarsi da problemi in volani di crescita per il nostro Paese. […]
D’altra parte il Mediterraneo è già in Italia e in Calabria, attraverso i tanti migranti che ormai risiedono stabilmente nel nostro Paese. Nel 2016 in Calabria i residenti che provengono dalla sponda Sud sono 16.000, e rappresentano il 16,3% del totale dei residenti stranieri nella Regione. Alcuni di loro studiano, altri lavorano alle dipendenze o in proprio, contribuendo alla formazione del Pil della Regione.
Ma in Calabria non ci sono solo gli stranieri che vengono dal Mediterraneo: in Calabria ci sono 96.889 residenti stranieri, e di questi 50.000 sono giovani con meno di 34 anni, risorse preziose in una terra che invecchia.
Ma in Calabria non ci sono solo gli stranieri che vengono dal Mediterraneo: in Calabria ci sono 96.889 residenti stranieri, e di questi 50.000 sono giovani con meno di 34 anni, risorse preziose in una terra che invecchia. L’immigrazione non dà solo una spinta demografica, ma rappresenta anche una risposta allo spopolamento che interessa soprattutto i piccoli e piccolissimi comuni delle aree interne: basti pensare che nei comuni con meno di 2.000 abitanti, dove la popolazione autoctona negli ultimi otto anni è diminuita del 6,1%, gli stranieri nello stesso periodo sono cresciuti del 50,9%.
Anche sul mercato del lavoro gli stranieri, più che “rubare” lavoro agli italiani, sembrerebbero invece svolgere quei lavori faticosi e a bassa qualifica che gli italiani non sono disponibili a fare: dei 32.000 migranti che lavorano in Calabria, quasi l’80% è occupato in agricoltura e in professioni poco qualificate, e 9.000 si dedicano a lavori di cura e di assistenza alle persone. C’è poi un ulteriore segmento di immigrati che ha fatto propria la vocazione alla piccola impresa tipicamente italiana, andando ad inserirsi soprattutto nei settori del commercio e della ristorazione: in Calabria i titolari di impresa stranieri sono 12.643, e rappresentano il 10,8% del totale degli imprenditori. Del resto, a dimostrare come, almeno sul mercato del lavoro, il bilancio tra dare e avere sembrerebbe essere a favore degli italiani, sono i dati sui pensionati, che mostrano come in Calabria gli stranieri che percepiscono una pensione siano 2.367, vale a dire lo 0,5% del totale dei pensionati calabresi. Ma la presenza degli stranieri ha un impatto diretto anche sull’occupazione degli italiani: solo per fare un esempio, senza alunni stranieri il sistema dell’istruzione della Calabria perderebbe 677 classi e avrebbe bisogno di circa 1.405 insegnanti in meno- naturalmente tutti italiani.
Purtroppo tutto questo, in un momento storico qual è quello attuale, è assai poco visibile, e rischia di essere addirittura cancellato dall’emergenza degli sbarchi: al 31 dicembre del 2016 risultavano sbarcati in Italia 181.436 migranti; e il flusso non sembra destinato a fermarsi, se solo si pensa che dal primo gennaio al 21 aprile del 2017 gli arrivi sono stati 36.871.
Quando si parla di sbarchi e di migranti l’immaginario vola alle regioni del Sud, e in particolare alle località della Sicilia, che sono state senza dubbio quelle maggiormente coinvolte dagli arrivi: le immagini dei salvataggi in mare e degli approdi a Lampedusa e a Pozzallo sono più impressi nella memoria di ciascuno rispetto a quelli di Crotone o degli altri porti calabri; eppure le coste della Calabria dal 2011 alla fine del 2016 sono state interessate da ben 707 sbarchi, per un totale di 91.540 sbarcati.
Nel solo anno 2016 gli sbarchi sono stati 238 e i migranti che hanno raggiunto gli approdi della Regione 31.450, pari al 17,3% del totale. Tra i migranti sbarcati in Calabria nell’ultimo anno 5.181 erano minori, 4.752 dei quali risultavano non accompagnati. Ma la Calabria non è solo impegnata negli sbarchi, ha un ruolo di primo piano anche sul versante dell’accoglienza: a fine dicembre risultavano presenti nelle strutture di prima e seconda accoglienza della Regione 7.414 migranti, pari al 4,2% del totale degli accolti in Italia, dato che è salito a 7.440 nei primi tre mesi del 2017. Anche in questo caso la Calabria ha saputo far fronte con professionalità e abnegazione alla situazione che si è venuta a creare, realizzando, soprattutto per la seconda accoglienza, alcuni progetti che rappresentano dei veri e propri esempi di come sia possibile fare integrazione dei migranti nelle comunità locali e, insieme, creare opportunità di crescita e sviluppo per tutti. […]
Per la Calabria nel 2016 si stima un costo complessivo per l’accoglienza pari a 74 milioni di euro, pari a circa lo 0,2% del Pil della Regione. Con questi 74 milioni di euro sono state sostenute tutte le spese dell’accoglienza dei migranti, da quelle del personale impiegato nei diversi servizi attivati all’interno delle strutture, alle altre spese quali vitto, alloggio, spese generali che, comunque, vengono effettuate sul territorio e danno lavoro ai calabresi. Del resto, la partecipazione dei sindaci della Calabria allo Sprar, che ha 97 progetti attivi e ulteriori 7 progetti già assegnati per il triennio 2017-2019, dimostra come gli amministratori locali della Calabria abbiano ben compreso l’opportunità che offrono i migranti di coniugare solidarietà e sviluppo.
CENSIS report Calabria 2017