Ninna Nanna: un esordio cinematografico che esplora solitudine, odio e amore

di Paola Bottero

Visto che le forme lievi transitorie ormai riconosciute come sintomi di depressione post parto, disturbo di natura psicologica che può manifestarsi a vari livelli di gravità, si chiamano baby blues, Enzo Russo e Dario Germani hanno messo in scena un vero hard rock. Con una colonna sonora degnissima, peraltro: i due registi esordienti, da domani nelle sale cinematografiche, hanno potuto dare alla loro opera prima il valore aggiunto di un altro esordio di successo, almeno nel campo cinematografico. Non è da tutti debuttare con le musiche originali di Francesco Silvestre, molto più conosciuto come Kekko dei Modà.

Hard rock perché il film è durissimo, come le depressioni conclamate e più durature, quelle che arrivano alla psicosi, eppure dolce e carezzevole come il migliore dei blues, quello che ti entra dentro e ti cambia per sempre, perché raccontato con gli occhi dell’amore. L’amore che rende profondo e credibile ogni personaggio, che fa rima con la paura della solitudine, così grande da abbandonare a tratti il tema cardine su cui Enzo Russo ha sviluppato il soggetto con Dario Germani, Sante PaolacciDamiano Bruè, per concentrarsi sulle mille possibili declinazioni delle perdite di equilibrio che diventano vuoti sempre più grandi. Vuoti visibili e plastici, fissati per sempre in alcune sequenze girate tra le solitudini artistiche di Gibellina. Hanno scelto il trapanese, Enzo e Dario, indagando sulle solitudini di alcune delle 60 opere architettoniche e artistiche contemporanee disseminate a Gibellina nuova, ricostruita dopo il terremoto del Belice del 1968 e diventata un museo “en plein air”. E anche le location così fredde e perfette (le altre location siciliane sono Castelvetrano Selinunte e Tre Fontane) hanno qualcosa da dire. Sul tema. E sulle solitudini, che però non sono troppo rumorose come scriveva Hrabal: sono fatte di silenzi e di sguardi umidi, di incapacità di accettare l’inaspettato, di parole non dette e di parole tenere. Tra le più tenere quelle di un grandissimo Nino Frassica, la cui drammaticità dà un senso forte al film, oltre che all’amore. Superba e bellissima l’incarnazione dell’odio e dell’amore della protagonista, Francesca Inaudi, anche quando lascia sorrisi e spensieratezza dell’incipit e diventa sciatta per sottolineare le sue solitudini.

Il film è denso. Ricco di citazioni, di parallelismi, di mito, tragedia greca e storia che si fondono e diventano un urlo sordo e cieco. Entra dentro, fa riflettere. E non devi essere madre per sentirne fino in fondo le sfumature: non è un caso che soggetto e regia siano tutte al maschile. Giovani professionisti non ancora padri che hanno saputo raccontare splendidamente i problemi della maternità. Che è un bene universale, come il grido contro la solitudine.

Venerdì 30 giugno, alle 21, l’anteprima al cinema Aurora di Reggio Calabria.
Sarà presente il regista Enzo Russo.

Ninna Nanna, diretto da Enzo Russo e Dario Germani, prodotto dalla Plumeria film di Tonino Abballe, esce domani nelle sale. Nel cast Francesca Inaudi, Nino Frassica, Fabrizio Ferracane, Manuela Ventura, Guia Jelo, Salvatore Misticone, Maria Rosaria Omaggio, Massimiliano Buzzanca e Luca Lionello. La bellissima colonna sonora è firmata da Francesco Kekko Silvestre (Modà).
La storia sviluppa un tema attuale: cosa accade spesso alle donne dopo una gravidanza, sia a livello psicologico che a livello fisico? Perché alcune volte il bambino diventa una minaccia alla propria felicità? Anita (Inaudi), giovane enologa talentuosa, amata ed innamorata di suo marito Salvo (Ferracane), aspetta una bambina. Non vede l’ora di conoscerla e di cantarle la ninna nanna che ha preparato appositamente per lei. Dopo il parto, quando crede di aver passato il peggio e di essere pronta per il suo nuovo ruolo di mamma, la presenza della bambina incrina la sua vita serena ed equilibrata fino a diventare una minaccia per la sua felicità e per la sua relazione con Salvo. I conti con il passato di Anita sono in realtà i conti che ciascuno di noi, prima o poi, deve fare. Impossibile sottrarsi.