di Paola Bottero
Ho ancora il tuo nome nella rubrica del telefono. Una presenza ostinata, che si fa assenza appena mi lascio rapire dal non spazio e dal non tempo e penso di chiamarti per condividere ancora. Progetti, follie, idee, riflessioni, risate. Rabbia, gioia. Quotidianità.
Mimmo. Tu e la tua incredibile capacità di essere presenza che si trasforma subito in assenza. Tu che hai riempito con l’assenza la mente, lo spazio, il tempo. E poi mi hai carezzato il cuore e i sensi con una nuova presenza. Che è mancanza, la presenza più forte che si possa sentire. Capace di cancellare l’assenza. Di trasformarla. In bellezza, a volte. In rimpianto, molte altre.
La tua voce. Non riesco a sentire i tuoi pezzi tutte le volte in cui vorrei farlo. Ma ci sono giorni in cui ne ho bisogno, come i delfini hanno bisogno del mare. E allora esagero. Passo un pomeriggio con te. Ti ritrovo. Rifaccio pace, in qualche modo.
Perché, lo sai, sono incazzatissima con te. Non te l’ho perdonata, questa cosa che sei sparito così. Lasciando aperte troppe porte, troppe finestre. Arriva freddo polare, da quegli squarci. Presenze. Assenze. Presenze. Devono vincere loro, le presenze. Quelle che da allora cerco ovunque. E qualche volta trovo. Quelle che mi rendono così familiari Simone e Claudio. Quelle che mi legano in modo così forte a Caterita. Quelle che mi commuovono con la voce di Marinella, che ha graffiato il cielo per far venire giù, tra Scilla e Cariddi, la tua rabbia. E potrei continuare all’infinito. Un infinito #dipintorosso, fatto di sorrisi e occhi carichi di luce. Che oggi, tutti insieme, emettono un solo suono. Auguri, Mimmo.