“Siamo nel pieno della competizione elettorale, dire questo non appaia irrituale, è cogente: nel momento in cui c’è il rischio concreto che le mafie possano condizionare il voto libero degli elettori – una minaccia alla cosa più importante in una democrazia, la libertà di voto – diciamo che non ci può essere silenzio in campagna elettorale; vedo troppo silenzio su questi temi. Le mafie sono in grado di condizionare istituzioni e politica”. È il ministro dell’Interno Marco Minniti a lanciare l’allarme in occasione della presentazione della Relazione conclusiva del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare antimafia, presieduta da Rosy Bindi che, aprendo i lavori, oggi in Senato, aveva ammonito: “sono assenti i segretari di partito, vorremmo che questo tema irrompesse di più nella campagna elettorale”.
“Abbiamo dovuto affrontare una doppia minaccia, – ha detto ancora Minniti – da un lato un’incombente minaccia di carattere terroristico, Dio sa quanto questo pesi sulla vita della gente e quante forze di carattere investigativo e operativo abbia impegnato. E dall’altro siamo riusciti a tenere alta la sfida – senza mai per un attimo abbassare la guardia – della lotta alle mafie sui territori”.
La Relazione affronta tutti i temi sviscerati in questi anni dall’Antimafia: dalla mutazione delle mafie, che sparano meno ma corrompono di più, alla loro infiltrazione in tutta Italia, nord compreso, dall’indagine sulla massoneria, con la richiesta al Parlamento di modificare la legge Spadolini-Anselmi, alle infiltrazioni della criminalità nella sanità, nel gioco, negli stadi, negli appalti, nella gestione dei migranti, fino alle considerazioni sul carcere duro, il 41bis. Il documento – che è stato approvato all’unanimità da tutte le forze politiche – evidenzia la vitalità di Cosa nostra, e Bindi, ma con lei anche il presidente del Senato Pietro Grasso, evidenzia come la morte di Totò Riina “costituisca paradossalmente un ulteriore elemento attuale di forza”.
Bindi: asfissiante controllo della ‘ndrangheta
“La ‘ndrangheta è oggi l’organizzazione criminale più ricca, agguerrita e potente. Profondamente radicata in Calabria, su cui esercita un asfissiante controllo del territorio e delle attività economiche e della pubblica amministrazione, si è insediata in tutte le regioni del paese, anche se con gradi di penetrazione differenti, e mostra anche un marcato profilo transnazionale. Leader mondiale nel traffico di stupefacenti, ha rapporti privilegiati, se non addirittura esclusivi, con i principali cartelli di narcotrafficanti del Centro e Sud America, ed è l’organizzazione che meglio ha saputo sfruttare le opportunità della globalizzazione”. Lo scrive la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, nella relazione conclusiva del lavoro della commissione da lei presieduta.
De Raho: non è vero che le mafie si sono indebolite
“Non è vero che le mafie si sono fortemente indebolite, sono lì ad aspettare, incassano molto denaro”. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Cafiero De Raho alla presentazione del rapporto conclusivo del lavoro della Commissione parlamentare antimafia. Il procuratore si è soffermato anche sul periodo delle stragi degli anni Novanta. “C’è qualcosa che bisogna fare in più – ha detto – non è pensabile che una democrazia continui a mantenere dei lati oscuri soprattutto quando attengono alle proprie istituzioni, è quanto di più grave possa avvenire”.