“Io sto con Mattarella”, il Pd calabrese si mobilita. Per la Lega risponde la Minasi: “Salvini coerente”

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito a Carlo Cottarelli l’incarico di formare il governo. Cottarelli si è riservato di accettare”. Lo dichiara il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti. L’ex commissario alla spending review all’uscita dal colloquio con il presidente della Repubblica ha subito dichiarato: “senza fiducia elezioni dopo agosto”.

Cottarelli, arrivato al Colle in taxi, è entrato subito al Quirinale con dietro un trolley. “Mi presenterò al Palarmento con un programma – afferma Cottarelli al termine del colloquio – che presenti la legge di bilancio e porti il paese alle elezioni all’inizio del 2019 in caso di fiducia o, dopo agosto in caso di sfiducia. Presenterò in tempi molto stretti la lista dei ministri. Il governo sarà neutrale, mi impegno a non candidarmi”.

La crisi istituzionale senza precedenti che attraversa l’Italia ha ripercussioni ovvie anche in Calabria.

Pd si mobilita per Mattarella

Il segretario uscente del Pd calabrese Ernesto Magorno ha convocato per oggi pomeriggio un incontro urgente del partito “al fine di organizzare una manifestazione popolare a sostegno del Presidente Mattarella e del suo impegno per l’Italia a difesa degli interessi dei cittadini”. L’incontro è stato convocato “considerato il momento storico e la condizione di grave allarme per la tenuta democratica delle istituzioni e del paese che stiamo vivendo”.

L’invito è stato rivolto ai parlamentari, ai componenti della Direzione nazionale Pd e della Commissione per il Congresso, ai segretari provinciali di Federazione, al Presidente della Giunta regionale, al Presidente del Consiglio regionale, al capogruppo Pd in Consiglio regionale, al Presidente della Provincia di Cosenza, al Presidente della Provincia di Catanzaro, al sindaco di Reggio Calabria, al Segretario regionale Gd. La riunione è fissata per le 18 nella sede del Pd.

Minasi: Salvini coerente

Di seguito la dichiarazione rilasciata da Tilde Minasi, candidata al Senato per la Lega in Calabria.

Quanto accaduto nelle ultime ore non può che farci riflettere sul lavoro, sin qui svolto senza soluzione di continuità, da Matteo Salvini, che ha voluto fermamente mandare avanti le idee con le quali ha condotto la competizione elettorale, con le quali si è presentato davanti agli italiani e per le quali è stato premiato da questi ultimi.

E, appunto, se si fosse ascoltato bene il segretario nel corso della campagna che ci ha portato al risultato del 4 marzo, non si potrebbe oggi affermare che la Lega avesse tra i suoi obiettivi una strategia di uscita dall’Europa: ipotesi che mai Salvini ha avanzato. Vi è differenza tra il chiedere un’Europa più equilibrata e programmare invece una euro exit, ed è una differenza abissale.

Nessuno si è mai professato antieuropeista, piuttosto, al contrario, si è chiesta una presenza dell’Europa più forte, nel senso che non vi sia un’istituzione a trazione tedesca, bensì che rendesse partecipe ogni Stato con le sue peculiarità e, quindi, indirizzata a non dividere i cittadini europei in classi da serie A e da serie B.

Ritengo che nulla possa essere contestato in tal senso, ed anche l’Italia, da dentro l’urna, ha sentito di dover sottolineare questa iniquità: un voto emblema di un sentimento diffuso, di una sensazione di sproporzione le cui cause non sono certo addebitabili al segretario della Lega la cui unica colpa, se di colpa si tratta, è stata quella di intercettare determinate emozioni grazie alla capacità di ascolto del cittadino, pratica che la sinistra ha, letteralmente, dimenticato di esercitare (dimenticanza di cui credo dovrebbero essersi accorti alla luce delle percentuali ottenute).

Al netto, dunque, di ciò cui stiamo assistendo, sarebbe ingiusto incanalare, come qualcuno sta facendo in queste ultime ore, in un’unica direzione lo stallo del momento, attribuendo un peccato originale a chi è stato solamente coerente con quanto dichiarato pre e post voto: coerenza dimostrata anche con l’indicazione di Savona, personaggio di cui parla il curriculum e la cui storia personale e professionale non avrebbe potuto che rappresentare un valore aggiunto per l’Italia intra ed extra confini.      

Un voto, ricordiamolo, che è prezioso in quanto strumento di democrazia e libera espressione, al momento messe in un angolo per rispondere a ragioni che risultano, giustamente, incomprensibili alla stragrande maggioranza del popolo italiano, il quale guarda alla fiducia riposta in un partito come un esercizio quasi inutile considerando che, probabilmente, un Governo sarà varato non in base alle indicazioni scaturite dalle elezioni, ma seguendo altre logiche.

Ed è questo il dato, a mio avviso, più grave: il fatto che il cittadino possa pensare che il suo giudizio e la sua valutazione, ripeto espresse dentro l’urna, siano alla stregua di un compito scolastico da svolgere una tantum, per dimostrare di essere ancora capaci a trattare certe tematiche, ma senza nessuna considerazione, da parte di chi dovrebbe controllarne la corretta esecuzione, dell’impegno profuso da chi lo ha redatto.

Solitamente si dice che ogni diritto comporta un dovere e che chi non compie il proprio dovere non merita alcun diritto: oggi il dovere è stato compiuto, ma il diritto?