Migrante ucciso, il Consiglio regionale si divide. Irto: «Ribellarsi alla sopraffazione»

“La barbara uccisione del cittadino maliano Soumaila Sacko, avvenuta a San Calogero, impone alla Calabria onesta di ribellarsi allo spirito di sopraffazione che pochi tentano di esercitare nei confronti della stragrande maggioranza della nostra comunità regionale, fondata sui valori dell’accoglienza e della solidarietà. Noi, cittadini calabresi, ripudiamo ogni forma di violenza, come quella che ha portato all’esecuzione del giovane migrante, e rifiutiamo il cinismo di chi sostiene la teoria dell’homo homini lupus”. Ad affermarlo è il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, che prosegue: “Siamo sconvolti, come lo è l’intera regione, di fronte alla ferocia che ha causato la morte di Sacko. Tuttavia, non è sufficiente testimoniare l’orrore per quanto accaduto. Occorre che tutti abbassino i toni, a cominciare da chi assolve responsabilità pubbliche, perché la nostra società è esposta, oggi più che mai, ai pericoli della xenofobia e del razzismo. Auspico che le forze dell’ordine e la magistratura, sempre concretamente impegnate nella tutela della sicurezza pubblica, facciano al più presto piena luce su questa drammatica vicenda”.

IL CONSIGLIO REGIONALE SI DIVIDE

L’omicidio del giovane maliano Soumayla Sacko, avvenuto sabato scorso a San Calogero, e le dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Salvini contro il sindaco di Riace scuotono anche il consiglio regionale. Il parlamentino, tuttavia, non reagisce in modo compatto, anzi. La brutale uccisione di Sacko offre il pretesto per un’aspra guerriglia politica, nel corso della quale maggioranza e opposizione si sono reciprocamente accusate di voler strumentalizzare i fatti di San Calogero.
Il casus belli è rappresentato da un ordine del giorno che impegnava il presidente della Regione a testimoniare vicinanza ai migranti della Piana di Gioia Tauro e alle organizzazioni sindacali nelle quali Sacko Soumayla militava per garantire migliori condizioni di lavoro ai braccianti stagionali.
Il testo – presentato da Mirabello, Romeo, Nucera e Giudiceandrea – promuoveva ogni iniziativa «che possa rimuovere possibili cause di discriminazione in danno dei migranti e tenere vivo l’interesse affinché possano al più presto essere assicurati alla giustizia i colpevoli dell’omicidio» di Sacko, «un atto vile che assume caratteristiche anche a potenziale sfondo xenofobo».
«Il tema della nuova schiavitù che si sta registrando nell’area di Rosarno non ci può lasciare indifferenti, la politica deve usare un linguaggio che non sia da campagna elettorale», dice Mirabello con un chiaro riferimento alle ultime dichiarazioni del neo capo del Viminale Salvini, in queste ore al centro della polemica anche per le sue affermazioni contro Mimmo Lucano, definito «uno zero».
Sebi Romeo (Pd) è ancora più esplicito: «Dopo la formazione di un governo che vede come ministro dell’Interno Salvini, che sul tema ha posizioni lontane dalla cultura democratica del nostro Paese, è bene che questo Consiglio prenda posizione. Bisogna sostenere l’idea che siamo tutti uguali e che le discriminazioni non sono possibili».
Il dibattito, a questo punto, si infiamma.
Gianluca Gallo (Cdl) chiede di «affrontare questi problemi in modo serio. Dobbiamo porci il problema di come creare regole civili di convivenza, altrimenti si tratta della solidarietà di un attimo». Per Vincenzo Pasqua (Misto), il Consiglio non può discutere di «congetture», dal momento che le indagini non hanno ancora fatto luce su quanto accaduto. «Oggi – sottolinea – il nostro compito è cercare di non trasformare una tragedia in una discussione con risvolti politici».
«Non ho mai condiviso i toni di Salvini – chiarisce Fausto Orsomarso (Misto) – ma parlare di visioni culturali rispetto alla morte di un uomo significa confondere i piani e strumentalizzare il dibattito».
«Esprimere solidarietà – gli fa eco Arturo Bova (Dp) – non significa strumentalizzare la discussione. Si tratta di una polemica di cui si poteva fare a meno. Qualcuno avrebbe invece dovuto scandalizzarsi per il fatto che il sindaco di Riace sia stato definito uno zero».
Secondo Domenico Bevacqua (Pd), la campagna elettorale ha decretato «la vittoria del populismo e su questo dobbiamo interrogarci tutti. Non si governa con gli annunci e con i proclami come sta facendo Salvini».
«È una speculazione sulla morte delle persone», urla ancora Orsomarso. «La speculazione la sta facendo lei», replica a tono Giudiceandrea.
Mimmo Tallini (Forza Italia) va giù ancora più duro: «Rispetto a un tema che non comporta alcun rischio, avrei apprezzato di più un ordine del giorno a favore della madre del ragazzo ucciso da un’autobomba (Matteo Vinci, ndr). Su questo la commissione Antindrangheta non ha detto una parola». Bova, il presidente, è visibilmente contrariato. In Aula, intanto, scoppia la bagarre. Baldo Esposito prende la parola, ma viene interrotto da Bevacqua che invoca un cambio nell’ordine dei lavori. Il consigliere pd a sua volta viene duramente rimbrottato dal compagno di partito Giudiceandrea, che invoca il rispetto delle prerogative dei capigruppo: «Perché non ti fai mai i fatti tuoi!?». Bevacqua più tardi abbandonerà l’aula tra gli improperi e troverà anche il tempo di confrontarsi animatamente con lo stesso Giudiceandrea nell’anticamera dell’assemblea. Le urla arriveranno fino all’aula a interrompere il discorso di Gallo, che commenterà con malizia: «È in atto la resa dei conti nel centrosinistra».
Esposito alla fine riesce a riprendere la parola ed è netto: «Una cosa è la solidarietà, un’altra è la mozione che impegna il presidente: vogliamo forse mettere in dubbio il fatto che le forze dell’ordine vogliano assicurare i colpevoli alla giustizia? Con queste scenette non abbiamo scritto una bella pagina di politica».
Seguono diversi conciliaboli per arrivare a un testo di sintesi tra le varie posizioni.
La conclusione è però da teatrino della politica: Gallo, dopo una polemica con Irto, chiede l’appello nominale, al termine del quale l’assemblea viene sciolta per mancanza del numero legale (troppe, anche oggi, le assenze tra i banchi della maggioranza).
Per Sacko nessuna mozione, nessuna solidarietà ufficiale (FONTE IL VELINO).

LE NOTIZIE DI IERI

La persona che ha sparato i quattro colpi di fucile da una settantina di metri, letali per Soumaila Sacko, il 30enne del Mali ucciso ieri a San Calogero, nel vibonese, era già sul posto quando la vittima è arrivata nella fabbrica dismessa insieme a due connazionali. Questo è quanto emerso dai rilievi effettuati dai Carabinieri della compagnia di Tropea che conduce le indagini. Gli inquirenti non formulano al momento un’ipotesi precisa, ma le indiscrezioni portano alla criminalità organizzata per cui Soumalia potrebbe aver pagato una “invasione di campo” commessa quando, insieme con due connazionali, ha tentato di portar via delle lamiere dalla fabbrica dismessa in cui è avvenuta la tragedia. I tre migranti, tutti con regolare permesso di soggiorno, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, stavano raccogliendo materiale nell’area dell’ex fornace “La Tranquilla” del centro del Vibonese, quando un uomo è sceso da una Fiat Panda premendo quattro volte il grilletto di un fucile.

___________________________

La fabbrica è sotto sequestro da dieci anni per cui non esiste nessun proprietario che possa lamentare il furto del materiale abbandonato. Soumalia era iscritto al sindacato Usb e viveva in una baraccopoli che ospita centinaia di persone nella vicina San Ferdinando (Rc). Il suo impegno era dedicato alla difesa dei diritti dei braccianti agricoli sfruttati nella Piana di Gioia Tauro e costretti a vivere in condizioni fatiscenti in baraccopoli o nella tendopoli di San Ferdinando allestita dalla Protezione Civile.

Sciopero dei braccianti della Piana i dGioia Tauro

Per oggi l’Unione Sindacale di Base ha indetto una giornata di sciopero dei braccianti agricoli. Per prevenire possibili disordini, la zona è presidiata dalle forze dell’ordine. Nel 2010, il ferimento di un immigrato innescò una rivolta sedata a fatica dalle forze di polizia, mentre nel gennaio scorso una giovane donna morì in un rogo nella tendopoli. L’area è interdetta a chiunque tenti di avvicinarsi.

soumaila migrante ucciso protesta

Intanto, nella baraccopoli di San Ferdinando, uno centri della piana che ospita alcune centinaia dei 1.500 extracomunitari che lavorano nelle aziende agricole della zona, ieri notte sono stati incendiati copertoni e rifiuti per protesta dopo l’uccisione del giovane attivista dell’Usb. Dopo l’incendio del 27 gennaio scorso che distrusse 200 baracche e in cui mori’ carbonizzata una donna, Becky Moses, la Prefettura ha allestito una nuova e più confortevole tendopoli, dotata di mensa, alloggi e docce, ma ancora centinaia di migranti vivono nella vecchia baraccopoli in condizioni di estremo degrado. Molte le analogie con la situazione che diede vita alla “rivolta di Rosarno” nel 2010. Anche allora il cerino che accese la miccia un atto di violenza ai danni degli immigrati: due di loro furono presi a sprangate, e altri due furono vittime di una sparatoria a Laureana di Borrello.  Inoltre, un centinaio di immigrati manifesta stamane fuori dalla tendopoli, esponendo uno striscione di cartone con la foto del giovane migrante ucciso ieri.

LE REAZIONI

Palazzotto (Leu)

“Nei giorni scorsi in Calabria è morto un sindacalista, ammazzato a colpi di fucile. Lavorava nei campi per pochi euro all’ora, in nero, come migliaia di altri migranti. Viveva in una baraccopoli, senza luce né acqua. Organizzava i lavoratori, provava a renderli coscienti dei loro diritti. Sono passate 48 ore e il Ministro dell’Interno non ha trovato nemmeno una parola da spendere soltanto perché era del Mali. E come lui neanche il ministro del Lavoro ha speso parole per questa tragedia. Eppure sono persone loquaci”. Lo afferma il deputato di LeU Erasmo Palazzotto in una nota.

Martina (Pd)

“Conosco la realtà di Rosarno, l’abbiamo seguita molto in questi anni perché abbiamo cercato di intervenire in quella realtà, ad esempio con la legge contro il caporalato. Speriamo che si faccia presto chiarezza e si individui il responsabile di questo omicidio. È una vicenda tragica e inquietante, spero che la situazione non peggiori ulteriormente”. Lo ha detto il segretario reggente del Partito democratico Maurizio Martina, commentando su Radio24 l’omicidio di Sacko Soumali nella tendopoli di San Ferdinando, in Calabria.

Fassina

Vicinanza “alla famiglia, agli amici e ai compagni di Soumaila Sacko”, il migrante-sindacalista ucciso a fucilate in Calabria da parte di Stefano Fassina, deputato di LeU che, in una nota, annuncia che LeU presenterà un’interrogazione ai ministri dell’Interno e del Lavoro per sapere “quali interventi intendono mettere in campo per invertire la rotta”. “L’uccisione di Soumaila deve far fare uno scatto di civiltà a tutti i livelli istituzionali – continua Fassina – a tutte le forze politiche e rappresentanze sociali per un piano di interventi strutturali per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei migranti e, in generale, di tutti i lavoratori e lavoratrici oggi prigionieri di una catena di sfruttamento lungo la filiera agroalimentare dalla produzione, alla trasformazione, alla distribuzione”.

Magorno (Pd)

“Insieme a una delegazione dei gruppi parlamentari Pd, venerdì sarò a San Ferdinando per esprimere la nostra solidarietà ai migranti, verificare le condizioni di vita e, in modo simbolico, immortalare la memoria di Sacko Soumayla, il giovane sindacalista e bracciante originario del Mali ucciso mentre si adoperava per aiutare altri migranti a costruire una baracca di fortuna”. Lo afferma il senatore del Pd Ernesto Magorno. “La nostra presenza a San Ferdinando – prosegue – nasce da una umana empatia verso questo ragazzo, che aveva un regolare permesso di soggiorno e si batteva per dare voce ai senza diritti e in nome dei suoi alti ideali ha perso la vita. Quel colpo sparato a bruciapelo da una mano codarda ha ucciso Sacko ma ha raggiunto migliaia di coscienze e le ha spinte a rigettare luoghi comuni e racconti stereotipati, per schierarsi dalla parte degli ultimi. Qualcuno oggi altolocato nella gerarchia delle istituzioni, li definisce ‘zero’. A noi queste espressioni triviali non appartengono e con orgoglio stiamo dalla parte di Sacko, di Mimmo Lucano e di chi con dignità oggi appare un ultimo ma in realtà a molti cattivi maestri del nostro tempo ha tanto da insegnare”.

Arci Calabria

“Ciò che è accaduto a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia, non può passare come uno dei “soliti episodi” che possono accadere in Calabria. È chiaro che non è, solamente  un episodio di razzismo, ma certamente qualcosa di più. Ha a che fare con la sicurezza e la legalità dei territori.  Al posto di Sacko Soumalya, cittadino del Mali di 29 anni, morto dopo essere stato ferito a colpi di fucile sparati da ignoti,  poteva esserci un qualsiasi cittadino calabrese. Di origine maliana anche i due feriti che si trovavano con il sindacalista proveniente dal Mali. Ma ciò che è assurdo, al di là della nazionalità, è che si possa perdere la vita per una lamiera, con un colpo di fucile da caccia sparato, con evidente crudeltà, in testa.  È un grave problema , politico e sociale, che evidenzia il dramma di uno Stato assente e “distratto”, in un territorio difficile e complicato come quello calabrese. C’è bisogno del contributo di Tutti perché qualcosa possa cambiare in meglio.