Il Vallauri-Panella al convegno romano di Scienza & Vita

da Giorgio Bellieni

Il viaggio a Roma, impegnativo per la qualità alta della proposta formativa e la gestione matura e responsabile dell’esperienza, di 52 persone tra studenti, docenti e collaboratori dell’ITT “A.Panella-G.Vallauri insieme ai soci di Scienza e Vita di S. Alessio d’Aspromonte, ha rappresentato una straordinaria avventura culturale ed umana: un viaggio nell’ignoto universo cyber. La Scuola reggina, citata nella prolusione dal Cardinale G. Bassetti, memore dei recenti incontri calabresi, ha avuto così l’opportunità di confrontarsi di persona con giuristi, scienziati mondiali e pensatori e giornalisti illustri, con il prof. M.Calipari noto bioeticista (fratello di Nicola, martire civile e militare in Iraq). Il “Panella-Vallauri”, con il sostegno convinto da parte della D.S. Anna Nucera a progetti utili all’educazione completa e aperta dei giovani, da anni percorre i sentieri formativi impervi della bioetica tradizionale (procreatica, fine vita…) e delle nuove frontiere aperte dalla robotica, dalla pervasività dell’intelligenza artificiale e delle tecnoscienze sull’umano, la società, la Terra intera e il nostro domani.

Molti i segni dei tempi nuovi: “Quale sarà l’evoluzione dell’Uomo?”. Il nuovo potere tecnico, oltre le conseguenze sul quotidiano, quale concezione “parareligiosa” porta avanti? “Ci attende un futuro da Cyborg, a metà tra Uomo e macchina?”. A che punto sono le scoperte scientifiche e le nuove tecnologie applicate alla vita? “E’ lecito stabilire dei limiti in questo campo?”. A tante domande ha tentato di dare delle risposte il XVI Convegno nazionale dell’Associazione Scienza & Vita, sul tema “Homo cyborg. Il futuro dell’uomo, tra tecnoscienza, intelligenza artificiale e nuovo umanesimo”.

Al centro della riflessione dialettica ma costruttiva tra cultura laica e religiosa, sono stati posti l’approfondimento dell’ideologia transumanista e postumanista, nelle sue varie declinazioni, con una particolare attenzione alle conseguenze concrete di una sua compiuta attuazione nella nostra società ed economia. Problematiche antropologiche (ibridazione uomo-macchina) esistenziali, relazionali con il nostro corpo e con gli altri (comunicazione invasiva, big data e privacy, vecchie e nuove classi sociali…), dalle conseguenze economiche-produttive (macchine e forza lavoro, disoccupazione,…) e lavorative, che ci portiamo dentro di noi e rimangono aperte davanti alle proprie scelte fondamentali, nella esigenza di maggiore consapevolezza negli studi e nell’educazione, con la loro complessità e sfide non più eludibili.

Lascia inquieti l’idea di fondo che anima postumanesimo, trans-umanesimo e ricerca di nuovo umanesimo, la convinzione, cioè, che “l’umano dell’individuo”, così come lo conosciamo e sperimentiamo, debba/vada superato, allo scopo di sconfiggerne tutti limiti biologici e strutturali (fino all’immortalità “bionica”?). Come recita la Carta dei Transumanisti italiani: «Grazie a biotecnologie e ingegneria genetica, nanotecnologie e robotica, intelligenza artificiale e neuroscienze, spezzeremo i nostri vincoli biologico-evoluzionistici emancipandoci da invecchiamento, malattia, sofferenza, povertà e ignoranza». Pur potendo cogliere negli orientamenti della ricerca una nostalgia di radicale apertura “trascendentale” e di senso, genuinamente umana, che spinge ogni individuo verso un “oltre”, c’è da chiedersi se sia proprio vero che tutti i limiti, propri alla condizione umana, siano da considerarsi “a priori” negativi. E poi quali sono i criteri valoriali da seguire? Quale la differenza ultima da salvare tra uomo e animali? Chi deve avere il potere di decidere, per non cedere all’individualismo esasperato che rompe il patto comunitario?

Si è compreso con i contributi di Scienza e Vita, che bisogna percorrere la nostra vita on life, oltre il dilemma tra la vita on line e off line; convinti che “un passo avanti nella tecnica, richiede due passi avanti nell’etica”. Per i giovani si spera di non cedere alla “idolatria” della macchina e al mito “prometeico” della perfezione formandosi al senso critico e all’impegno di “umanizzare la tecnica”; per gli adulti che “le coscienze non restino indietro rispetto al progresso tecnologico” e si promuova la giustizia planetaria.

Non si tratta di indurre al pessimismo o all’angoscia sul futuro inimmaginabile (che il linguaggio cinematografico, analizzato al Convegno, presenta come laboratorio “fantascientifico” del “nuovo Adamo tecnologico”), ma di guardare in tutti i campi con speranza e sapienza alle potenzialità della sintesi tra “meccanica, elettronica, informatica”. Dall’uso dei droni per lo sviluppo sostenibile (ecologia integrale) e per la “vita” non la “morte” e la distruzione; alla telemedicina, all’ingegneria genetica, al rapporto tra mente naturale e digitale o tra ispirazione creativa-genio umano e “algoritmi”, all’uso “solidale” delle tecnologie nell’assistenza, disabilità, telemedicina, diagnostica e alta chirurgia, ma pure per l’innovazione didattica e trasmissione culturale. Ribadendo che il “vero progresso è se i vantaggi di nuove tecnologie diventano per tutti, e a servizio di tutto l’uomo” (H. Ford), e il “nuovo umanesimo” non deve mai dimenticare gli “ultimi”.