Ci sono notizie che non si vorrebbero mai dare. Persone che non si vorrebbero mai lasciar andare via, perché ci hanno messo un attimo a diventare il sangue, il sistema nervoso e linfatico di una terra e di una lotta continua, senza sconti, per la giustizia. Mario Congiusta è una di queste persone. Un pilastro capace di farsi anche spina nel fianco di un sistema che aveva bisogno di essere pungolato con costanza per muovere i suoi brachicardici passi. Da ieri non è più. Da ieri sera, per chi ci crede, è tornato al fianco del figlio Gianluca, ucciso dalla ‘ndrangheta il 24 maggio del 2005. Da allora il maggiolino giallo su cui è stata fermata la corsa di Gianluca e che ha ascoltato, dal giardino, gli ultimi respiri faticosi di Mario, è il simbolo della bella Calabria, in attesa di giustizia e di libertà. La storia di Mario è la storia di Gianluca, ma anche quella di Roberta e Alessandra, di Donatella, di Libera, dei tanti amici che nel tempo sono diventati un esercito.
La storia di Gianluca non ha un colpevole: la Corte d’Appello aveva stabilito per il boss di Siderno Tommaso Costa la condanna all’ergastolo, accusandolo di essere il mandante dell’omicidio di Gianluca, ma il 19 aprile la Cassazione ha annullato quella sentenza. Da allora il gigante ha lasciato il morso, ha rallentato la sua corsa verso la verità, fino a fermarla, almeno da questa parte della barricata. Si è spento ieri, ucciso dalla delusione e dal dolore prima ancora che dalla malattia che in pochissimo lo ha strappato ai suoi cari e a tutti noi.
Il suo ricordo è vivo come la sua forza: sta a noi consacrarlo nella memoria, continuando a sostenere, con lui e per lui, ma soprattutto per noi, le sue battaglie. Quelle che avevano la forza del suo sorriso, così ben fermato nel tempo dalle foto di Raffaele Montepaone.
I saluti terreni a Mario sono previsti per domani, mercoledì 22, alle 10,30, nella chiesa di Portosalvo a Siderno.