Il Tar del Lazio ha annullato gli scioglimenti per mafia dei comuni di Lamezia Terme e Marina di Gioiosa Jonica. Confermato, invece, lo scioglimento del comune di Cassano. La decisione di sciogliere gli organi elettivi del Comune di Lamezia Terme, quarta città della Calabria per numero di abitanti, era stata deliberata il 22 novembre del 2017 dal Consiglio dei ministri, su proposta dell’allora ministro dell’Interno Marco Minniti, determinando la decadenza dell’amministrazione di centrodestra guidata da Paolo Mascaro. Nella stessa circostanza era stato deciso il commissariamento di altri comuni calabresi, tra i quali appunto Cassano Ionio (Cosenza) e Marina di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria) guidata da Domenico Vestito.
(nella foto da sinistra Paolo Mascaro e Domenico Vestito)
LAMEZIA
Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso avanzato dall’ex sindaco Paolo Mascaro che è stato a capo dell’amministrazione comunale commissariata per mafia il 27 novembre 2017. Con la decisione del Tar viene riabilitata l’amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose. A confermare l’esito lo stesso ex primo cittadino che si è affidato ai social commentando: “Riscattato l’onore di una città – ha dichiarato – merito di una Magistratura che ha combattuto e combatte la criminalità debellandola e sconfiggendola. Merito di una comunità che ha contrastato e contrasta quotidianamente il malaffare. Merito di tante donne e di tanti uomini liberi che dedicano e sacrificano, con coraggio e passione, la loro vita per il territorio che amano”. L’amministrazione dovrebbe quindi in tempi rapidi fare un nuovo ingresso in via Perugini e attendere le mosse dell’Avvocatura di Stato. La stessa infatti, potrebbe decidere di ricorrere in appello al Consiglio di Stato, rendendo necessaria un’altra valutazione in attesa di quella definitiva, allungando ulteriormente i tempi.
Il provvedimento. In alcune righe del provvedimento si legge che: “Nessuna alterazione tale da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni. In conclusione – si legge – gli atti gravati non sono riusciti ad evidenziare, per assenza di univocità e concretezza delle evidenze utilizzate, la ricorrenza di un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi, tale da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali in quanto tesa a favorire o a non contrastare la penetrazione della suddetta criminalità nell’apparato amministrativo”.
L’udienza era scaturita dopo che l’ex sindaco Paolo Mascaro insieme a Giuseppe Costanzo, Stefania Petronio, Angelo Simone Cicco, Elisa Gullo, Michelangelo Cardamone, allora nella giunta, hanno presentato ricorso allo scioglimento del consiglio comunale avvenuto nel novembre 2017. La causa è stata discussa dagli avvocati dei ricorrenti, Dina Marasco e Pietro Palamara. Il Collegio, essendo l’istruzione completa, l’aveva trattenuta in decisione sino all’esito odierno.
I precedenti. La decisione di sciogliere gli organi elettivi del Comune di Lamezia Terme, quarta città della Calabria per numero di abitanti, era stata deliberata il 22 novembre del 2017 dal Consiglio dei ministri, su proposta dell’allora ministro dell’Interno Marco Minniti, determinando la decadenza dell’amministrazione di centrodestra guidata da Mascaro. Nella stessa circostanza era stato deciso il commissariamento di altri 4 comuni calabresi, Cassano Ionio (Cosenza), Isola Capo Rizzuto (Crotone), Marina di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria) e Petronà (Catanzaro). Per Lamezia Terme si trattò del terzo commissariamento, dopo quelli del 1991 e del 2002, sempre per infiltrazioni mafiose.
MARINA DI GIOIOSA
Non solo Lamezia Terme. Il Tar del Lazio oggi si è espresso anche sullo scioglimento del Comune di Marina di Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria, contro cui si era opposto il sindaco Domenico Vestito, un primo tempo commissariato e da oggi riabilitato dai giudici amministrativi. Il Comune di Marina di Gioiosa era stato sciolto il 24 novembre 2017 con decreto del presidente della Repubblica con l’accusa di infiltrazioni mafiose dopo la relazione finale della commissione d’accesso, incaricata dal ministero dell’Interno. Il provvedimento, però, era stato impugnato dall’allora sindaco Vestito, che oggi raccoglie il giudizio positivo dei giudici del Tar del Lazio e potrà così ritornare al suo posto, insieme a Giunta e Consiglio comunale, fino a nuove elezioni.
CASSANO ALLO IONIO
L’ex sindaco di Cassano allo Ionio Gianni Papasso ed i consiglieri dell’allora maggioranza hanno proposto appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Lazio che ha confermato lo scioglimento del Consiglio comunale di Cassano per infiltrazioni mafiose. La prima sezione del Tar Lazio, lo scorso 11 dicembre, aveva rigettato il ricorso presentato da Papasso, dai consiglieri e da quattro assessori, rappresentati e difesi dagli avvocati Franco Gaetano Scoca, Antonio Senatore e Vittorio Cavalcanti, per l’annullamento del decreto del 24 novembre 2017 con cui era stato disposto lo scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose.
“Sin da subito – si legge in una nota dei ricorrenti – abbiamo ritenuto che le tesi sostenute dal Tar Lazio nel suo pronunciamento sono effimere, sbrigative ed erranti sul piano giuridico. La sentenza del Tar, se analizzata attentamente e correttamente, testimonia che l’Organo decisionale non è entrato, nella maniera più assoluta, nel merito del ricorso, con il quale si evidenziava, in maniera puntigliosa, la verità in merito a tutti i punti e le questioni sollevate dalla Commissione di accesso e che, conseguenzialmente, hanno determinato la dissoluzione del Consiglio comunale. Il Tar del Lazio non ha, altresì, nemmeno esaminato tutta la massiccia documentazione che i ricorrenti avevano presentato e che testimoniava, palesemente, tutto il certosino lavoro fatto dall’Amministrazione uscente per l’affermazione della legalità e per impedire qualsiasi forma di ingerenza della criminalità nell’attività dell’Ente. La sentenza del Tar certifica ed evidenzia, inoltre, che non è stata per niente presa in considerazione la sentenza del Tribunale di Castrovillari che, rigettando la richiesta di incandidabilità avanzata dal ministero dell’Interno nei confronti del sindaco Gianni Papasso, è entrata nel merito delle singole questioni, le ha approfondite e le ha esplicitate in maniera assolutamente positiva, ribaltando, di conseguenza, quanto sostenuto nella relazione prefettizia”.
“Il Tar, quindi – concludono i ricorrenti – con semplicità si era rifugiato nel ‘principio della prevenzione’. Pertanto, abbiamo ritenuto che una sentenza siffatta non poteva, e non può, essere lasciata passare in giudicato e, perciò, con determinazione e perseveranza, abbiamo proposto appello contro la stessa”.