Il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, nella sua qualità di Delegato Anci al Mezzogiorno e alla Coesione Territoriale, ha preso parte ieri alla Conferenza Stato – Città e autonomie locali tenutasi a Roma presso il Palazzo del Viminale. Lo scrive in una nota l’ufficio stampa del Comune.
Nel corso del suo intervento il primo Cittadino di Reggio Calabria, accompagnato dal vicesindaco della Città Metropolitana Riccardo Mauro, ha avuto modo di rappresentare le diverse criticità derivanti dalla sentenza della Corte costituzionale che ha reso inefficaci le misure introdotte nel 2016, utili a garantire la sostenibilità economica del piano di riequilibrio del Comune di Reggio Calabria, per il ripianamento dei debiti pregressi contratti durante le precedenti gestioni amministrative.
Alla presenza del sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze Laura Castelli e del Sottosegretario al Ministero dell’Interno Stefano Candiani, il sindaco ha illustrato i pesantissimi effetti sullo stato di salute finanziaria di decine di Città italiane di una sentenza, quella emessa dalla Corte costituzionale lo scorso 14 febbraio, intervenuta in una fase in cui tutti i Comuni italiani erano impegnati alla redazione dei documenti di bilancio previsionale, la cui scadenza è fissata per il prossimo 31 marzo.
“Questa sentenza rischia di mettere in ginocchio il tessuto socioeconomico di tante città italiane – ha spiegato il sindaco nel corso del suo intervento – soprattutto nel centrosud. Nel caso di Reggio Calabria il rischio è quello di una doppia mortificazione. Dopo l’onta di un commissariamento per mafia la nostra Città si troverebbe di fronte anche la beffa del dissesto finanziario a causa dell’insostenibilità economica del piano di rientro per il ripianamento dei debiti prodotti in passato. Noi ovviamente non molliamo, difenderò sempre la mia Reggio, la Città non merita un’altra umiliazione. Continueremo a combattere per evitare che le ombre del passato si proiettino sul nostro futuro, chiedendo chiedendo al Governo un provvedimento urgente con l’obiettivo di risolvere questa situazione paradossale, che avrebbe conseguenze negative non solo per Reggio Calabria ma per decine di Comuni italiani le cui finanze sono oggi sottoposte a piani di rientro pluriennali”.
“Quando la scorsa settimana la Corte di Conti calabrese ha notificato al Comune gli effetti della sentenza della Consulta – ha spiegato ancora Falcomatà – non abbiamo esitato un solo istante a mettere in campo tutti i tentativi utili a scongiurare l’ipotesi del dissesto finanziario dell’Ente. A pochi giorni da quella comunicazione, dopo averne analizzato tecnicamente le conseguenze sul piano di riequilibrio comunale, abbiamo chiesto e ottenuto un’interlocuzione con il Governo, convinti che i reggini non possano e debbano pagare nuovamente gli effetti di una stagione amministrativa infausta che ha già prodotto uno scioglimento per mafia oltre agli innumerevoli danni sul piano finanziario. Effetti che purtroppo i nostri concittadini, vittime incolpevoli di questa assurda situazione, stanno tutt’ora pagando con imposte salatissime e servizi non all’altezza”.
Al termine dell’incontro con i Sottosegretari il sindaco si è detto “soddisfatto dell’impegno assunto dal Governo, ed in particolare dal Sottosegretario Castelli, a mettersi al lavoro fin da subito per evitare che la sentenza produca i suoi effetti determinando il default finanziario per tanti Comuni italiani”.
Il tavolo di confronto con il Sottosegretario si quindi è aggiornato a giovedì 21 marzo quando verrà preso in esame, nel dettaglio, il documento illustrativo con le criticità e le ipotesi di soluzione presentato dal sindaco nell’odierno incontro.
“Ovviamente – ha aggiunto il primo Cittadino uscendo dal Palazzo del Viminale – auspichiamo che dalle parole si passi ora ai fatti e che il Governo assuma iniziative concrete nella direzione concordata. E naturalmente ci aspettiamo che tutti i rappresentanti politici eletti sul territorio reggino, a cominciare dai parlamentari, si attivino a difesa della Città per evitare le conseguenze nefaste del dissesto che ad oggi, salvo interventi risolutivi, rimane purtroppo un’ipotesi concreta”.
L’opposizione: Falcomatà certifica il suo fallimento
“Falcomatà ha certificato il suo fallimento. Come avevamo ampiamente prefigurato sin dall’inizio della sua Consiliatura si è rivelato il Sindaco più “scarso” della storia di Reggio Calabria, che rischia di consegnare alla Città il più macabro risultato: il dissesto del Comune di Reggio Calabria”. Lo affermano in una nota i consiglieri di minoranza in senso al Consiglio Comunale: Mary Caracciolo (capogruppo Forza Italia), Lucio Dattola (Forza Italia), Luigi Dattola (Fratelli d’Italia), Giuseppe D’Ascoli (Forza Italia), Emiliano Imbalzano (Lega), Pasquale Imbalzano (Forza Italia), Antonino Maiolino (Gruppo Misto), Antonino Matalone (Gruppo Misto), Antonio Pizzimenti (capogruppo Fratelli d’Italia), Massimo Ripepi (Fratelli d’Italia).
“Le affermazioni di inizio consiliatura sempre caratterizzate da quell’impronta di velleitario ottimismo sulle capacità di mettere in sicurezza il bilancio si sono rivelate totalmente false.
I fatti si sono incaricati di confermare vicende esattamente opposte a quelle di una sana e corretta gestione amministrativa.Falcomatà con lo “spalmamento” dei debiti del piano di rientro dagli originari dieci anni previsti dai commissari ai successivi trenta anni non è comunque riuscito a garantire l’erogazione dei servizi essenziali ai cittadini di Reggio Calabria, lasciando oggi una città devastata dall’incuria e dalla dis-amministrazione, e con il carico debitorio aumentato.
È evidente che non siano risultati sufficienti gli inglesismi per presentare programmi, come il famoso “Master Plan” con tanto di slides per risolvere il problema dell’evasione, riscossione e valorizzazione del patrimonio immobiliare. L’evasione è alle stelle e costringe i cittadini a caricarsi di esose tasse per servizi inesistenti. La riscossione è ferma all’ultimo posto in Italia come capacità di incasso. Gli investimenti in opere pubbliche totalmente bloccati portano ad una crisi quasi irreversibile dell’edile.
Il totale disinteresse della valorizzazione del patrimonio immobiliare con la mancata alienazione dei beni di cui il comune non riesce a trarre alcuna utilità. L’esplosione della “questione AVR” che comprende 14milioni di euro di debiti scaduti pur inseriti nei previsionali. AVR richiama alla mente sia l’insufficienza del servizio di raccolta differenziata porta a porta sia soprattutto il mancato pagamento dei dipendenti da oltre tre mesi.
Non possiamo dimenticare le tante “spese pazze” effettuate dalla città metropolitana e del Comune, che non hanno prodotto alcuna utilità, quali concerti, luminarie e sagre. Da ultimo la nomina del Direttore Generale a 100 mila euro per gli ultimi otto mesi di consiliatura. Scopriamo solo ora qual è stata la vera svolta di Falcomatà: la svolta verso il dissesto!”