A Reggio e nel reggino gli alloggi popolari sono un welfare negato

da UnMondoDiMondi, Rc — 

edilizia popolareGli alloggi popolari nel comune di Reggio Calabria e negli altri comuni del territorio provinciale costituirebbero un’importante risorsa di welfare per le famiglie più povere, ma questa possibilità viene negata dall’illegalità in cui versa il settore. La gestione degli alloggi popolari  è da tempo  “governata” da un “sistema illegale” che dipende principalmente dalle azioni dei comuni, i quali secondo la legge vigente sono gli enti che dovrebbero applicare il sistema legale (sistema legale del turnover) ma, nella gran parte dei casi, non lo applicano.

Ma qual è il sistema legale del settore? La legge regionale 32/1996, che regola questo ambito, stabilisce che i comuni debbano assegnare gli alloggi popolari, attraverso dei bandi pubblici o delle procedure in deroga (art. 31 L. reg.le 32/1996), alle famiglie che hanno determinati requisiti di svantaggio sociale (art. 10 L. reg.le 32/1996) e le assegnazioni debbano seguire il principio del turnover. Secondo la legge ogni alloggio deve rimanere nella disponibilità della famiglia assegnataria fino a quando questa mantiene i requisiti previsti. Ma una volta che i requisiti vengono meno il comune deve riprendersi l’alloggio e lo deve  assegnare ad un’altra famiglia.
Per far funzionare questo meccanismo la legge prevede che il comune debba verificare la permanenza nel tempo dei requisiti degli assegnatari (art. 12 L. reg.le 32/1996); quando questi vengono meno il comune deve emettere l’atto di decadenza dall’assegnazione ( art. 47 L. reg.le 32/1996), deve riprendersi l’alloggio e lo deve assegnare ad un’altra famiglia che ha i requisiti. Pertanto il principio del turnover,  stabilito dalla legge regionale, rappresenta il welfare abitativo che regola in modo solidale e perequativo la gestione degli alloggi popolari, quali beni comuni destinati, esclusivamente, a garantire il diritto fondamentale alla casa per le famiglie con reddito basso e prive di un’abitazione adeguata. Inoltre, se il turnover  venisse applicato garantirebbe ai comuni la possibilità di avere sempre una quota di alloggi da assegnare alle famiglie che ne hanno diritto.

Ma la legge regionale non viene applicata e questo ha generato un “sistema illegale”, che è determinato principalmente dalle azioni dei comuni che non applicano la norma e, subordinatamente, dal comportamento illegale degli assegnatari degli alloggi che hanno perso i requisiti,  dalla  “cultura illegale dell’alloggio popolare” e dalle azioni di coloro che gestiscono e occupano abusivamente gli alloggi. I comuni non effettuano le verifiche sulla permanenza dei requisiti degli assegnatari in modo adeguato, secondo quanto è previsto dalla legge, non emettono le necessarie decadenze e dichiarano di non avere alloggi disponibili da assegnare alle famiglie che ne hanno diritto. In alcuni casi, i comuni per fare cassa arrivano perfino a vendere gli alloggi agli assegnatari che da tempo non abitano negli alloggi e che invece secondo la legge dovrebbero far decadere. Da parte loro gli assegnatari che hanno perso  i requisiti e non  abitano più negli alloggi popolari, non restituiscono gli alloggi ai comuni e all’Aterp e mettono in atto delle azioni per nascondere la perdita dei requisiti. A sostenere questo “sistema” si è sviluppata anche una cultura illegale secondo la quale l’alloggio “deve” rimanere per sempre nella disponibilità dell’assegnatario, anche dopo la perdita dei requisiti.
Attraverso l’articolazione di queste azioni, ma soprattutto di quelle comunali di mancata applicazione della legge, il “sistema illegale”, nel corso degli anni, si è radicato fino a diventare un elemento “strutturale” del settore. La gran parte degli alloggi non abitati dagli assegnatari, che in modo illegale rimane nella disponibilità degli assegnatari, viene utilizzata da questi  in diversi modi: come  case per le vacanze,  per  usi  non abitativi, per ospitare parenti, per ricavarci un reddito attraverso l’affitto  o la  “vendita” . Una parte minoritaria di questi alloggi non viene controllata dagli assegnatari e viene occupata senza titolo da famiglie che sono in stato di disagio abitativo, oppure viene “gestita” da altri soggetti per ricavarne un profitto attraverso l’affitto o la “vendita”. Una parte delle occupazioni abusive, dopo qualche anno, viene regolarizzata attraverso una legge regionale di sanatoria (L. reg.le nr 8 del 30 marzo 1995) che negli ultimi 20 anni è stata sempre aggiornata per consentire una costante azione di regolarizzazione. La scelta di una  “sanatoria perenne” ha in qualche modo “favorito” il “sistema illegale”, facendo diventare l’occupazione senza titolo un modo “ordinario” ed efficace per avere accesso ad un alloggio, mentre la procedura legale non funziona. Questo “sistema illegale” ha determinato, nella città di Reggio Calabria e nel rimanente territorio della provincia, una diffusa situazione irregolare per la quale si stima che circa 2000 alloggi (stima ricavata dalla Relazione Commissione d’accesso comune Reggio Cal 2012 pg. 59) vengano utilizzati in modo illegale, mentre  qualche migliaio di famiglie povere, una parte delle quali vincitrice di bandi pubblici, non hanno una casa. Nonostante la gravità dei fatti, i comuni non riconoscono le loro responsabilità e le nascondono, denunciando come unica illegalità del settore  una piccola parte delle occupazioni abusive per la quale fanno eseguire gli sfratti. I pochi alloggi liberati con queste operazioni vengono lasciati dai comuni nella disponibilità degli assegnatari che non hanno più i requisiti di legge e non li abitano da anni e quindi vengono nuovamente occupati abusivamente o gestiti illegalmente. In questo modo il “sistema illegale” continua a rimanere inalterato.