Dopo 32 anni arrestato il killer del procuratore Bruno Caccia ucciso dalla ‘ndrangheta

Sono a una svolta, dopo 32 anni, le indagini sull’omicidio del procuratore Bruno Caccia, ucciso il 26 giugno 1983 a Torino. Rocco Schirripa, 64 anni, originario di Gioiosa Jonica (Rc) è stato fermato la scorsa notte dagli agenti della squadra mobile coordinati dai pm di Milano Ilda Boccassini e Marcello Tatangelo, titolari dell’inchiesta, uno dei presunti killer del procuratore. L’uomo viveva a Torino e faceva il panettiere. Per il delitto Caccia è stato già condannato all’ergastolo Domenico Belfiore. Secondo quanto riferito dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, l’indagine che ha portato all’arresto di Rocco Schirripa come esecutore dell’omicidio di Bruno Caccia è stata riaperta “perché la Procura ha ricevuto l’esposto dell’avvocato dei figli della vittima che però avanzava ipotesi completamente diverse lanciando pesanti accuse nei confronti dei magistrati milanesi”.

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Bruno Caccia

“Le indagini tuttavia – ha aggiunto il magistrato della Dda – non hanno fatto altro che dimostrare quanto appurato 30 anni fa, e cioè che i calabresi furono gli ideatori ed esecutori del reato”. Nelle intercettazioni, ha chiarito il procuratore Pietro Forno, “non emerge una ripresa in considerazione del movente dell’omicidio. L’unica preoccupazione degli intercettati è sapere chi ha fatto uscire la notizia che era stato Schirripa”. A carico di Rocco Schirripa “sono state raccolte numerose fonti di prova”. E quando il panettiere-killer ha capito di essere nel mirino della magistratura, – è emerso dalla conferenza stampa – avrebbe pensato alla fuga.

L’arrestato faceva il panettiere in borgata Parella, ma le indagini hanno consentito di trovare collegamenti con Domenico Belfiore, considerato il mandante dell’omicidio che è maturato nell’ambiente della ‘ndrangheta. Quando Belfiore esce dal carcere e finisce ai domiciliari (per motivi di salute) è con un escamotage che gli uomini della Squadra mobile riescono a ricostruire il rapporto con Rocco Schirripa, mai entrato nell’inchiesta sul delitto di Caccia, e a scoprire che sarebbe stato proprio lui – quella sera di 32 anni fa – a scendere dalla macchina ed esplodere il colpo fatale contro il procuratore torinese.

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l’arresto di Rocco Schirripa

E con un ‘trucchetto’ non tecnologico, ma efficace che gli uomini della squadra mobile di Torino sono riusciti a stringere le manette ai polsi del presunto killer. Un escamotage che gli uomini guidati da Marco Martino hanno potuto mettere a segno solo di recente, quando Belfiore è uscito dal carcere. Solo allora è scattato il ‘tranello’: sono state spedite alcune lettere anonime a persone della cerchia di Belfiore e al sospettato, ritenuto legato all’omicidio, ma di fatto mai finito tra gli indagati.

Semplice il meccanismo: la fotocopia dell’articolo del giornale ‘La Stampa’ relativo al coinvolgimento di Belfiore nell’omicidio del procuratore Caccia e sopra la scritta con il nome dell’arrestato. Tanto è bastato perché all’interno del gruppo si scatenasse la paura su chi avesse potuto rivelare quel nome. Le intercettazioni hanno ben impresso le rivelazioni che si sono scambiati i personaggi ritenuti responsabili dell’omicidio avvenuto il 26 giugno 1983. E così che – per gli inquirenti – si riesce a definire il suo ruolo nel delitto: è lui l’uomo che alla guida dell’auto si ferma a pochi passi dall’abitazione della sua vittima e che spara alla testa il colpo definitivo contro il procuratore.

Contro Rocco Schirripa ci sono “intercettazioni fortemente indizianti”, dice il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini senza nascondere la soddisfazione per aver aggiunto un altro tassello alla ricostruzione del delitto del 26 giugno 1983 a Torino. Insieme al pm Marcello Tatangelo ha lavorato per arrivare a individuare anche il secondo uomo che sparò contro il procuratore torinese.  Se per quel delitto è già stato condannato Domenico Belfiore, ritenuto il mandante di un omicidio maturato nell’ambiente della ‘ndrangheta, con l’arresto di oggi è stato individuato – per gli inquirenti – l’uomo che lo freddò con un colpo alla testa.

Il pm Boccassini sottolinea la “genialità” degli uomini della questura. “Sapevamo che Schirripa era uno degli uomini di Belfiore – sottolineano i magistrati milanesi titolari dell’inchiesta – dopo l’invio delle lettere anonime abbiamo captato, grazie a una tecnologia molto avanzata, delle intercettazioni fortemente indizianti a suo carico. A distanza di oltre 30 anni poter individuare chi ha freddato Caccia è un fatto di estrema soddisfazione”. A segnare la svolta è Belfiore che esce dal carcere, è quello “l’elemento essenziale – spiega Pietro Forno, procuratore capo facente funzione – per poter creare il meccanismo di rivelazione indotta”.