di Alessandro Russo –
inciucio [in-ciù-cio] s.m. (pl.-ci) / gerg., spreg. Accordo di basso livello fra forze politiche ufficialmente contrapposte, col solo scopo della spartizione del potere (Grande dizionario della lingua italiana di Aldo Grabrielli – Hoepli)
Non mi stupiscono i trucchetti della politica, né mi stupisce la furbizia di Oliverio e Gentile o il fatto che quelli di Forza Italia abbiano fatto la figura degli allocchi. Mi stupisce “il modo” e, in particolare, mi chiedo: perché un accordo politico che – visto quanto accade a livello nazionale – si sarebbe potuto fare alla luce del sole, si è consumato nel segreto delle urne, quasi fosse una cospirazione?
Mario Oliverio ha stravinto le elezioni, dopo un mese e mezzo non si è ancora nominato la Giunta e pochi hanno avuto qualcosa da obiettare. Ha un potere enorme, in questo momento. Chi avrebbe avuto qualcosa da dire (cioè, in tanti avrebbero avuto qualcosa da dire, ma non nel suo campo politico) se avesse accettato pubblicamente la richiesta di Ncd, che a campagna elettorale in corso aveva proposto un’alleanza organica in Calabria, così come avviene per il governo nazionale?

Potevano dichiararlo pubblicamente, invece l’hanno fatto di nascosto, trasformando l’elezione di Antonio Scalzo alla presidenza del consiglio regionale alla prima votazione e di Pino Gentile alla vicepresidenza in quota opposizione (opposizione?) in un inciucio da prima repubblica.
Un inciucio sorretto dall’evidenza matematica. Primo, Antonio Scalzo in teoria disponeva di venti voti e, senza il sostegno di Ncd, non avrebbe potuto essere eletto alla prima votazione, visto che serviva una maggioranza di due terzi (21 voti) che il neo presidente ha superato con 22 voti. Secondo, i consiglieri regionali di Ncd sono solo tre, mentre Pino Gentile ha preso otto voti; ciò significa che cinque consiglieri della maggioranza del centrosinistra lo hanno votato, ricambiando il “favore”. E a nulla vale la diaspora del raggruppamento Forza Italia-Cdl, che ha diviso i suoi sette voti tra Tallini e Morrone: se anche avessero fatto convergere tutti i voti su uno dei due, Gentile avrebbe vinto lo stesso.
In ultima analisi la maggioranza che sostiene Oliverio si è scelta il presidente (Scalzo), il vicepresidente di maggioranza (D’Agostino) e anche il vicepresidente di opposizione (Gentile). In realtà la maggioranza che sostiene Oliverio si è scelta pure il segretario-questore di opposizione, facendo convergere gran parte dei voti su Graziano (Cdl) e mettendo in imbarazzo il segretario di maggioranza, Neri, che ha ottenuto sei voti in meno del collega di minoranza (18 contro 12).
L’accordo tra Pd e Ncd rimanda all’elezione del presidente della Repubblica: un modo per tenere a freno i tre senatori calabresi del partito di Alfano e farli votare nella direzione giusta, cioè quella gradita a Renzi. Ma rimanda anche alle elezioni comunali di Cosenza, dove l’intesa di ferro tra Pd e i fratelli Gentile è funzionale alla candidatura di Nicola Adamo a sindaco della città brutia, contro l’attuale primo cittadino Mario Occhiuto. Sono tutte cose note: perché – tornando alle considerazioni iniziali – non dichiararle pubblicamente e in modo trasparente?
Sembra quasi che il blitz con sotterfugio sia esso stesso il contenuto politico più forte che parte della nuova maggioranza abbia voluto dare. Marshall McLuhan spiegava che in comunicazione il mezzo è il messaggio: anche in questo caso il mezzo, cioè l’inciucio, sembra essere il messaggio di una maggioranza che per la forza attuale – conquistata in una competizione elettorale dove il 56 per cento dei calabresi non ha votato e gli avversari si erano arresi prima di iniziare – pensa di poter scegliere finanche per l’opposizione. È come uno sberleffo al resto del consiglio regionale, è il mezzo-messaggio di un’affermazione compiaciuta di furbizia che promette di spazzare ogni ostacolo e anche il rispetto istituzionale che dovrebbe esserci tra maggioranza e opposizione.
Ma c’è di più. Il fatto che alcuni consiglieri del Pd fossero all’oscuro dell’accordo sottobanco è, paradossalmente, ancora più grave dell’inciucio stesso: ci dice che esiste un “cerchio magico” dove vengono prese le decisioni al di fuori dai canali elettivi, circondato da un cerchio esterno di fedeli esecutori. Qualcuno (Nicola Irto è uscito allo scoperto pubblicamente) si è stupito che un accordo simile non fosse stato discusso o approvato tra gli eletti o nel partito. La faccia di tanti alla conta delle schede scrutinate rasentava incredulità e forse rabbia.
Incredulità che condividono in tanti. Ma i consiglieri regionali che ci stanno a fare? Chi decide cosa? Se il mezzo è il messaggio, l’inciucio è la risposta.







